CARRELLO
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di Gino Ragnetti (Autore)
È la primavera del 1799, e mentre Napoleone Bonaparte, persa la flotta ad Abu Kir a opera di Orazio Nelson, vaga tra le piramidi d'Egitto alla ricerca di un modo per tornare in patria, in Italia le truppe rivoluzionarie francesi sono costrette a ritirarsi verso nord davanti agli eserciti della seconda coalizione guidati dal generale russo Aleksandr Suvorov e rinforzati dalle bande popolane dei Vivamaria. In mare, i brigantini inglesi hanno nel frattempo bloccato i porti liguri impedendo l'afflusso dei rifornimenti, soprattutto a Genova, i cui abitanti per sopravvivere sono costretti a cibarsi di topi e pipistrelli.
È nelle pianure intorno alla Spezia, allora piccolo borgo, che l'intero impianto militare costruito dal Bonaparte con la memorabile campagna d'Italia sembra sul punto di franare. Dopo una disperata resistenza prima sulla linea del Magra e poi sulle rive del futuro golfo dei poeti, in una cupa alba, sotto una pioggia battente, ai francesi non resta infatti che fuggire lasciando campo libero agli imperiali che arriveranno ad assediare Genova. Ma quando per le bandiere repubblicane tutto sembra perduto, Napoleone, intanto rientrato in Francia, con un capolavoro tattico valica il San Bernardo e nei pressi di Marengo sconfigge gli austriaci riconquistando di fatto l'Italia.
Comincia così il dominio francese in Liguria, un domino protrattosi per quindici anni durante i quali la regione sarà annessa all'impero napoleonico. In Liguria le insegne francesi cadranno definitivamente nella polvere nel 1814 con la conquista, dopo feroci battaglie, del golfo della Spezia da parte delle armate inglesi.
La storia di quei quindici anni, intessuta da momenti di gloria e momenti di vigliaccheria, scritta da eroi e da codardi, con molti episodi mai rivelati prima al grande pubblico, è raccontata da un punto di vista straordinario: da quel magnifico golfo, appunto il golfo della Spezia, sul quale Napoleone voleva investire ben venti milioni di franchi per trasformarlo nella piazzaforte navale più potente del suo impero. Un sogno che gli rimase conficcato nel cuore, al punto che nel 1816, ormai immalinconito prigioniero nell'eremo di Sant'Elena, dettando le sue memorie al segretario ebbe a dire «La Spezia è il più bel porto dell'universo».
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