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Almanacco di Casmandund - Giorno Primo

Almanacco di Casmandund - Giorno Primo

di Yanuk Lurjiame (Autore)

Il mio nome è Ion Milkheev e sono un ufficiale dell'OIGE, il reparto dell'esercito elveziano che si occupa della tutela dell'infanzia abbandonata. Nell'ultima parte della mia vita militare sono divenuto Preside di un Istituto per l'Accoglienza degli Orfani, chiamato Teremon, un centro psichiatrico infantile elveziano dell'OIGE. Sin dal momento in cui acquisii il rango di tenente perlustrando le strade alla ricerca di orfani
da togliere dalla miseria, ho trovato traccia di un particolare gruppo di bambini che vive nascondendosi nei sottopassaggi e nei tunnel sotterranei in disuso delle grandi città d'Europa. Questo gruppo di orfani sono chiamati Taomur-yre.n "Senza Padre". Non sono esseri umani come noi, il nostro concetto di razza ci porta a pensare e conservano un sapere alieno.

Informazioni editoriali

Data di uscita
2016
Editore
Youcanprint
Pagine
160
ISBN
ISBN
9788892637344

Recensioni clienti

5 su 5 stelle sulla base di 1 Recensioni
Da Chiara Saccavini il 22 mar 2021
Pubblicazione cartacea

Recensione a ‘L’Almanacco di Casmandund’ di Yanuk Lurjiame Avevo già incontrato i racconti di Yanuk Lurjiame tempo fa. Avevo letto ‘Staighai’ e cercato di seguire la sua poliedrica vena artistica attraverso le pubblicazioni del suo blog (figlidelmuro.blogspot.it). Yanuk scrive, dipinge, crea alfabeti meravigliosi e misteriosi che mi lasciano sempre senza fiato. La sua ‘immaginazione’ attraversa tempi e luoghi straordinari; leggo le parole di Yanuk e penso a ‘Premonizioni’, op.16 di A. Schoenberg. Penso agli accordi di 13°, alla musica dissonante dodecafonica. Non a caso paragono la sua scrittura a questo tipo di musica: non esistono armonie facili, né orecchiabili in entrambi. È necessario avvicinarsi piano, tanto alla musica dodecafonica quanto ai mondi di Yanuk ed è necessario altresì sforzarsi di comprendere le simbologie che l’autrice dissemina nelle sue pagine, per godere delle sue narrazioni. In ‘L’almanacco di Casmandund’, l’autrice ci porta in un mondo ‘altro’ lontanissimo da noi in senso temporale e spaziale. La lingua stessa, che viene utilizzata e scelta accuratamente, ha un che di aulico, antico, mitologico. Così accade anche per i nomi dei protagonisti, il Principe, il Bardo, per le Gerarchie cosmiche che creano e sostengono quel mondo fortemente tridimensionale, espanso allo stesso tempo in verticale e in profondità; tutti richiamano alla memoria lontani miti nordici, gnostici, egizi, orientali, che mostrano chiaramente la cultura profonda dell’autrice, che li richiama sulla sua pagina da lontananze quasi abissali. La foglia e il fiore Saranno per sempre Senza cadere dall’albero Né venire all’esistenza (p.11) Credo l’autrice faccia sì che ogni lettore possa accedere ad un livello diverso delle storie narrate, a seconda del suo retaggio di conoscenza e sensibilità. Quanto a me, mi ha colpito quest’immagine del pozzo sul cui asse, a più riprese si impernia la storia: luogo terribile in cui si incontrano e si scontrano due protagonisti e la loro scelta fondamentale di vita, fede e moralità. Mi ricorda E.A. Poe: il suo racconto ‘Il pozzo e il pendolo’. Anche qui il protagonista vive sotto tortura, prigioniero dell’Inquisizione, in una cella buia e scivolosa in cui è un pozzo profondissimo. Il contrasto tra l’ossessione per la morte e la speranza indefessa di vivere, sostiene il prigioniero, osservato e nutrito da demoni carcerieri. Yanuk crea un pozzo che ricorda il palazzo reale ma rovesciato, che si estende e si dirama insinuandosi verso il centro della terra, della materia e dell’oscurità. È il principe stesso a dover mantenere in vita il prigioniero, per un voto impostogli dal suo demiurgico padrone. Qui, nelle viscere oscure del mondo, il principe mostra quella che è la sua vera, terribile natura, che in superficie, invece, maschera con sorrisi incantatori che tengono il suo popolo calmo ed illusoriamente felice. Il Prigioniero, un giovane dall’anima antica come la foglia della citazione precedente, ha compreso il piano demiurgico e con pacata rassegnazione sopporta le torture con cui il padrone di entrambi si diverte. Anche il Principe infatti non può che essere triste nel portare avanti le torture. Dunque il demiurgo ‘sorride mentre danziamo nel dolore’. È chiaro, che questa storia-mito, riguarda tutti noi, e che quel mondo che sembra tanto astratto e lontano è la nostra stessa casa. Sta ad ogni lettore, immagino, comprendere, avvicinarsi e fare la sua scelta. Sempre che sia ancora possibile farlo. Ma anche qui, dipende dalla gerarchia cosmica in cui crediamo.

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