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Arie da concerto

Arie da concerto

di Alberto Raimondi (Autore)

Alberto Raimondi (Lodi, 1947), scrittore e saggista, vive a Lodi. Laureato in medicina e chirurgia, specializzato in Pediatria e in Farmacologia Clinica

Informazioni editoriali

Data di uscita
2018
Editore
Youcanprint
ISBN
ISBN
9788827864814

Recensioni clienti

5 su 5 stelle sulla base di 2 Recensioni
Da alberto raimondi il 22 mar 2021
Ebook

«L’aria da concerto è una forma musicale destinata ad un pubblico non vasto, sensibile agli aspetti formali dell’esecuzione e capace di cogliere le sfumature di sentimenti – gioiosi oppure drammatici – a volte appena accennati o espressi con semplicità e verità»: è una raccolta di brevi scritti, attenti appunto alla forma e all’espressione delle emozioni, l’ultima opera del medico lodigiano Alberto Raimondi, che proprio da quel preciso modello musicale prende il titolo: eterogenei e curatissimi nel loro incedere lirico, quasi musicale, tuttavia di facile fruizione, i brani di sapore autobiografico raccolti in Arie da concerto sono abilissimi nel cogliere le tonalità emotive della vita quotidiana, dei ricordi, della giovinezza, delle tradizioni e dei loro cambiamenti, del viaggio, della musica, della poesia. Nonostante il carattere intimista degli episodi descritti si addica, proprio come l’aria da concerto, a un pubblico ristretto, gli scritti di Raimondi sono adatti a una più ampia fetta di lettori per la leggerezza del tocco e l’armonia dello stile. Uno stile che il direttore sanitario della fondazione Danelli di Lodi ha maturato in una lunga attività letteraria, nata con esperienze poetiche giovanili e proseguita con la pubblicazione di svariati libri, la collaborazione con «Il Cittadino», «Corriere dell’Adda» e «Il Colle», con realtà come «Il Salotto letterario», «Punto di vista» o «La Vallisa», poi decorata da vari premi tra cui il primo posto conseguito nel 1992 al concorso letterario Ada Negri. Giulia Guardiani

Da alberto raimondi il 22 mar 2021
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ALBERTO RAIMONDI, non solo divagazioni Scan_Pic0035 Alberto Raimondi, sessantaseienne di professione medico, attualmente direttore sanitario alla Fondazione Danelli, è noto da tempo anche per la sua attività letteraria e per portare avanti “Il Salotto letterario” dopo la morte di Gilberto Coletto. La sua esperienza di scrittore risale almeno a una quarantina di anni fa, alle sommarie esperienze di gioventù, singolarmente adatte a sollecitare ed educare la sua immaginazione e a fornirgli un adeguato contesto letterario di base, molto tempo prima di dare alle stampe Tempo di maturità”, una raccolta di narrativa e di poesia, con la quale vinse il Premio Ada Negri. Da allora, si può dire, il tentativo spericolato di scrivere e riflettere in chiave spesso autobiografica, spaziando negli orizzonti suggeriti ora dalla nostalgia, ora dalla tradizione, ora dalla immaterialità dello spirituale, dalla contemplazione della natura e dell’esistente e da autentiche liturgie, non lo ha più abbandonato. Ha arricchito di colorazioni e adattamenti brillanti una prosa risolutamente lirica e sentimentale collocata nel solco di un naturalismo astratto, metabolizzato su campi odorosi di fieno e viaggi. Raimondi racconta e compone con un occhio che guarda al passato e lo proietta sul presente, attento alla forma e ai significati, all’emozione e al senso, per cui le sue parole ti arrivano addosso a volte di sorpresa, caricate d’energia e d’immediata freschezza, intelligenti e aggressive ma del tutto normali, ricche di grazia e limpidezza. Il suo ultimo libro Arie da concerto (Youcanprint Self-Pubblishing, 2012), lo colloca tra coloro che oggi sanno dichiararsi insensibili alle testimonianze strutturali dei seguaci di Freud e Saussure, per i quali la struttura della psiche è identica a quella del linguaggio, che di là parte verso una serie interminabile di identità da cui non si salva nessuno e niente. Non per questo, come dimostrano anche le precedenti fatiche – Quattro preludi e altre bagattelle (2000), Mirella (2003), Poesie in forme musicali (2008) – egli rinuncia a perlustrare fuori dai furori e dai mixage funambolici, i profumi d’infanzia, i luoghi, i sentimenti, la preghiera, la disabilità, la naja, le infiltrazioni criminose nel gioco del pallone e. i viaggi, e tutto quanto riconosce abbia in sé un’aria un po’ vaga. Nella narrativa e nei versi si scopre il tono casalingo con cui coinvolge in modo misurato, discreto e sobrio partiture monologanti meno tradizionali. Lo fa mettendo tutto in una forma lenta e lunga, che ne conserva l’autenticità. A scavare bene dietro a parole di assoluto riposo, Raimondi mette tante cose in circolo: la poesia come artificio e come gioco organizzato, l’illusione che rispetta le regole, l’interrelazione tra forma e contenuto, l’equilibrio tra osservazione e le variabili nei comportamenti e nelle cose, il gusto per un certo barocchetto rimastogli accollato dai tempi delle collaborazioni al “Corriere dell’Adda” e del “Cittadino” e lo slancio del sentimento. Arie da concerto è una raccolta di pezzi brevi. Quasi una forma musicale, che lo scrittore ha destinato “a un pubblico non vasto, sensibile agli aspetti formali dell’esecuzione e capace di cogliere le sfumature di sentimenti – gioiosi oppure drammatici – a volte appena accennati o espressi con semplicità e verità”. Così Alberto Raimondi spiega il suo ultimo libro, una sessantina di pagine, sei capitoli e una post-fazione sui temi dell’aria, che prende le mosse da una Confessione di Filippo De Pisis. Del quale finisce per prendere, quasi l’avesse conosciuto davvero, anche un certo tono, un certo vestire di velluto, preciso, cerimonioso, puntuale nel far entrare l’elemento lirico, nell’arricchirlo di valori cromatici. Al virtuosismo dell’occhio e della mano depisiniani, Raimondi, sostituisce e meraviglia con altre biacche e lacche e grumi di parole popolate di arborescenze. De Pisis dipingeva – per dirla con Carrieri – con gli odori, con la memoria, realizzando con la mano prestidigitazioni naturali. Raimondi gioca con la fragranza delle parole, dei lemmi e della natura. Con gli azzurri, i celesti, i rossi, il balsamo dell’aria, la luce frizzante delle voci e delle locuzioni. “L’intento – confesserà a chiusura del suo libro – era quello di immettere quel tanto di musica e pittura ”da poter vincere le incertezze semantiche e le divagazioni autobiografiche. Ma Arie da concerto suggerisce anche altro: l’ipotesi di “resistenza” con cui l’autore sembra difendere territori ai margini, non coincidenti con l’orizzonte della narrativa globale IL LIBRO: Alberto Raimondi Arie da Concerto, Youcanprint Self-Pubblishing, settembre 2012, € 8,00

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