CARRELLO
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Prosegue Olga Karasso nella sua lucida osservazione questa volta in chiave poetica, dall'afflato sovente ermetico/metafisico, della profonda inquietudine che si cela dietro le pieghe delle emozioni e dei sentimenti più ordinari della rumorosa moderna esistenza umana immaginando un senso più elevato nella comprensione del Mistero che ci abita e che ci circonda. Soltanto affrontando e accettando il buio in noi stessi senza paure eccessive - come se ci trovassimo da uno psicoanalista o Come quando a teatro... - il dolore per le aggressioni inferte e subite un giorno potrebbe all'improvviso placarsi, divenuti consci finalmente di essere in buona parte autori dei peggiori copioni. … entrò nella vita/ da Barbaro/ ne uscì Maestro di Sapienza.
Francesca Rossoni – 6 maggio 2017 Così come nelle precedenti raccolte di liriche di Olga Karasso, anche in “Come quando a teatro...”, ciò che immediatamente colpisce il lettore è la forza impressiva che emanano: un affondo nei segreti dell'Uomo senza falsi intellettualismi. Se dovessi definire la sua poesia userei un solo aggettivo: indomita. Significa fierezza solitaria e coraggio in tutta la gamma dei sentimenti umani, delle emozioni. In tutte le esperienze di vita. Più il tema affrontato è duro, scomodo, sconfortante, più sorprendentemente lo si afferra, lo si incalza, lo si sviscera, lo si fissa in immagini che riflettono la realtà e la trascendono in un gioco divenuto metafisico. Olga Karasso evita la trappola narcisistica, la parola estetizzante. Va oltre e conduce oltre. Come una guerriera.
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