CARRELLO
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Spaccati di vita paesana tra sogni e realtà
di Pasquale Natale (Autore)
Il libro parla di un progetto di vita, a lungo perseguito, vagheggiato dall’autore per veder risorgere il proprio paese, situato in Basilicata, dalla sua struggente agonia, con l’obiettivo di riportarlo ai fasti di un tempo passato, interessante, grazie ai suoi probabili contatti con le colonie greche o addirittura per essere stato abitato dai Greci. Mentre, come avvalorato ampiamente dai tanti documenti rinvenuti, avrebbe avuto il massimo del suo splendore intorno all’anno mille, tempo in cui l’imperatore di Costantinopoli, Leone III, aveva proibito il culto delle icone religiose in oriente, causando tra il settecento e l’ottocento la migrazione nell’Italia meridionale di un numero importante di monaci, uno di questi era Zosimus, il quale risalendo i fiumi Sinni e Sarmento, al tempo navigabili, raggiunse l’incrocio tra due fiumi, Lappio e Fiumicello, dove trovò i resti evidenti di un’antica città greca risalente al IV - V secolo a.c.. Colpito dall’incanto di quel posto, si stabilì alla base di una piccola collina a forma di tronco tagliato, al cui apice erano ubicati i ruderi di quell’antica civiltà, là dove oggi si trova l’abitato moderno. Conoscendo bene l’arte della coltivazione della terra iniziarono a dissodare le terre circostanti e a renderle produttive, oltre a fare un importante lavoro di erudizione del popolo, grazie alle conoscenze della cultura araba. Quella di Kyr Zosimo era diventata una vera e propria cittadella riconosciuta e apprezzata da tutti per l’immenso valore, in cui i monaci davano lavoro ai bisognosi, ai poveri e gli orfani. Malgrado il nobile proposito dell’autore, quello di operare concretamente sul territorio per mutare il devastante ordine delle cose, il tutto è risultato essere nel tempo irrealizzabile per i più svariati motivi, naturali ma anche assurdi e irrazionali, causati soprattutto dalla negligenza dei suoi abitanti, incapaci di reagire anche al cospetto di una fine così imminente. Al punto tale da instaurare nel proprio animo il desiderio di fine: di eutanasia indotta di un sogno che è diventata utopia, una semplice illusione della mente e estasiante solamente nei sogni di chi scrive. Ma che non potendosi realizzare è convenuto all’anima reprimerli, pur di ottenere sollievo dopo aver ripulito la coscienza in pena, per non correre il rischio di soffrire e di star male, rammaricato per quanto poteva essere e non è mai stato.La prima parte del libro tratta tutti i motivi che hanno portato a covare la brama di eutanasia, nonostante le premesse fossero state sempre incoraggianti. Rese vive grazie ad un lungo e manifesto lavoro sul campo, prodotto dai tanti giovani del posto riunitesi in cooperative e associazioni, come dalla dottrina di un parroco o ancora dalla speranza generata da un sindaco rivoluzionario. Oltre che da sogni, quello dello zio venuto direttamente dall’America e protagonista di una rinascita solo fantasiosa, quello dell’esistenza di un’antica città nascosta sotto i ruderi dell’antico abitato, infine l’ultimo appello del Signore, fatto recapitare ai cittadini da un messo prescelto solo per la sua umiltà.Nella seconda parte avviene il passaggio all'utopia, dal desiderio di fine a quello di sogno. Nella prima parte si parla di tutto il vissuto sul campo: dall’esperienza culturale a quella lavorativa prima della svolta, una metamorfosi fondamentale capace di accendere un importante dibattito politico e programmatico volto al cambiamento. Purtroppo agognato ma irreale, trattato negli ultimi capitoli.Nella terza parte prenderà piede la chimera, quanto cercato per davvero e mai concretizzato, amplificata oltre ogni sua fattibilità pur di dare sfogo al proprio libero pensiero, con l’obiettivo di non cedere alle tante frustrazioni capaci di inibire l’esistenza e provocare immenso dolore. Con una lunga appendice che parla della storia dell’abitato e del suo fondatore, oltre che di storie e di legende popolari, naturalmente tra mito e realtà.
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