CARRELLO
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di Alessio Tanfoglio (Autore)
Mi è stato chiesto perché haiku e non poesie; ebbene: gli haiku sono poesie! Esteticamente si presentano con poco testo, poche parole, ma in esse risuona più il non detto che quello scritto. "Sono componimenti dell'anima" creati inizialmente da poeti giapponesi nel XVII secolo; di solito sono formati da tre versi nei quali ci sono non meno di 17 'more', che noi occidentali abbiamo tradotto in 'vocali', anche se non sono propriamente vocali (in origine si riferiscono alla durata delle sillabe). In ogni componimento c'è più di quanto realmente espresso, quindi può richiamare le metafore; Rainer Maria Rilke si è rivelato un sopraffino dicitore. A volte sembrano aforismi, altre proverbi o sentenze popolari. Meditazioni.
Di cosa parlano gli haiku? Della vita, della morte, degli stupori degli uomini, della natura, dell'amore. Parlano delle gioie e degli strapiombi che si trova a vivere l'essere umano; metafore sui fatti dell'esistenza e del tempo. Parlano della precarietà e dell'eternità.
Questa raccolta ne presenta un consistente gruppo, non necessariamente da leggere nella stessa sequenza dello scritto. Sono compresi i silenzi. Numeri, somme e divisioni, prospettive, riflessioni; quanti silenzi? I totali non sono mai veritieri, mai definitivi. Petali di peschi in fiore. Il vento.
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