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I Martinozzi Mercanti  Poliziani

I Martinozzi Mercanti Poliziani

di Lucia Gatti, Ennio Pasanisi (Autore)


La storia e genealogia della famiglia dei Martinozzi di Siena, della quale facciamo risalire l'origine, tramite una pergamena datata 1275, conservata presso l'Archivio di Stato di Siena, in cui compare un Betto di Martinozzo di Ugolino da Montepoliciano, già da noi trattata secondo una tematica monografica, interessante ma parziale, grazie ad un paziente quanto impegnativo lavoro di ricerca negli Archivi civili e religiosi, pubblici e privati di Montepulciano, Pienza, Montalcino, Siena, Pisa, Firenze e Ferrara, è stata ricostruita abbracciando un arco temporale che da metà '200, attraversando la Storia, giunge ai giorni nostri. Mercanti e proprietari di terre, coinvolti nelle beghe della potente famiglia dei Del Pecora di Montepulciano con cui si soo imparentati, si spostano, geograficamente e temporalmente, dall'area di Chianciano, Monticchiello e Montepulciano, attraverso la Val d'Orcia da un lato e costeggiando dall'altro la fertile Val di Chiana, fino alle zone collinose di Torrita di Siena, Guardavalle, Pienza, Sant' Anna in Camprena, Trequanda, Monteghisi e poi la valle dell'Asso, per giungere a Siena, e siamo nel 1326. Qui per essere riconosciuti cittadini senesi, si stabiliscono in quel di Valdimontone prima e nel Palazzo della Croce al Travaglio e Torre Bruna poi. Senza trascurare, come appare in un bellissimo contratto di mercatura del 1340, l'attività commerciale esercitata su larga scala in Tuscia et [in] partibus Tuscie, attraverso la Maremma fino a Talamone per trasportare sale, guado e altre granaglie lungo la via nuova di Grosseto, ma anche in [partibus] Venetiis, Ianue, in Maiorhea, in partibus Ciprii, in Romania, in Tana et ... in quacumque alia parte mundi. Non per nulla nell'anno del Signore mille trecento quarantacinque fu martirizzato in Quadro [Cayro] uno fervente frate minore chiamato frate Ihoanne da Monte Pulciano, ricordato negli Annali Francescani, di cui non è morto il culto, che di quel Betto di Martinozzo è il fratello carnale. L'apoteosi della famiglia raggiunge l'apice a Siena e nel Contado, con il possesso dei due Castra del Castelluccio e di Montelifrè e grazie ad una politica matrimoniale mirata ad unioni con potenti casati magnatizi. Aggregati all'Ordine dei Nove, i Martinozzi partecipano alla vita politica della Repubblica, ricoprendo cariche ed incarichi importanti. Nel 1368, il 10 ottobre, al libro della Corona, Johaonnes Angeli Becti Martinoczi appare come capitaneus Compagne sancti Petri Scalarum de Terzerio sancti Martini. Il primo risieduto della famiglia, Agnolo di Giovanni di Agnolo di Martinozzo di Betto risale al 1393, da questo anno, 99 saranno le volte che i membri della famiglia verranno registrati nel Libro dei Leoni come risieduti, la maggioranza delle volte per il Terzo di San Martino, dove è posto il palazzo Martinozzi, pochissime altre volte per il Terzo di Camollia e di Città. Lo stesso Agnolo di Giovanni, nel maggio 1395, fatto Cavaliere dal Comune, viene mandato con altri, Ambasciatore a Milano per l'investitura di Gian Galeazzo Visconti a Duca, nel 1409 inviato ambasciatore a Pisa per rallegrarsi dell'esaltazione al Pontificato di Alessandro Papa V, è da questi investito del titolo di suo Scudiero d'onore. Nel 1410 lo stesso compare con altri, quale Padrino di Battesimo, a nome del Comune, di Francesca figlia di Cocco di Cione di Sandro Salimbeni, uno degli uomini piu ricchi e notevoli in Siena all'epoca, padrone di molteplici terre e castella tra Val d'Orcia e Amiata, Signore di Tintinnano da cui si è strenuamente opposto alla Republica, aspirante addirittura alla Signoria della Città. dopo la pace da lui stipulata con il Comune di Siena, a cui ha partecipato anche Angelo Martinozzi, in segno di pacificazione ha chiesto al Comune di fare da Padrino a Francesca, lla figlia avuta da Marietta di Agnolino Salimbeni. E la bimba ormai diciottenne nel 1428, andrà sposa proprio a Niccolò Martinozzi (1401-1470) figlio di Angelo di Giovanni, come testimoniato dalla dispensa matrimoniale papale, resasi necessaria avendo assunto Angelo ruolo di Padrino. Il novello sposo, amministratore accorto dei beni del padre, lo è anche dei beni del suocero, non solo fintanto questi è in vita, ma anche dopo la morte nel 1436, fino al 1440 anno in cui la moglie Francesca gravida, redige un testamento noncupativo, solo orale alla presenza di notaio e testimoni,fatto alla svelta ma molto particolaggiato, in cui in uno dei codicilli, chiede alle sue tre sorelle coeredi di Cocco, di sciogliere il marito da questa incarico, lasciando lo stesso Comune erede di tutti i diritti vantati sulle fortezze e Castella del Contado, ottenute dal nonno Agnolino Salimbeni in cambio del prestito in denaro sonante fatto in occasione della battaglia di Montaperti, 4 settembre 1360, per liquidare il soldo all'esercito inviato dall'Imperatore. A Niccolo' era stato riconosciuto dal 1430, dalla Regina angioina Giovanna di Napoli, il titolo di Conte del Castelluccio d'Abruzzo, col privilegio di trasmissione sia maschile che femminile, in ringraziamento dei servizi resi alla Corona. Alla tale concessione doveva aver contribuito il forte legame politico e militare di Niccolò Salimbeni con gli Angioini di Napoli. Niccolo' compare in vari documenti come Operaio dell'Opera del Duomo di Siena. Angelo, in qualità di rappresentante del Comune, è colui che nomina Cavaliere nel 1435 Iacopo della Quercia. Il 7 agosto del 1480 sarà invece un aragonese, il Duca di Calabria Alfonso II, ad investire del titolo di Cavaliere il nipote fanciullo di Niccolò, che ha il suo stesso nome. E' il figlio di Ludovico unico figlio maschio e di secondo letto di Niccolò, che ha perso il primogenito Lodovico figlio della giovane moglie Francesca. Si suppone che sia da questo momento che i Martinozzi, sono riconosciuti tra le famiglie nobili aragonesi e la loro insegna ascritta nell'Armorial del Reino de Aragòn, così descritta: Martinoci. Aragon: en campo de oro, faja de azur cargada de tres estrellas de ocho rajos de or, così come gli stemmi che ornano i magnifici manoscritti fatti copiare e acquistati dai Martinozzi per la loro Biblioteca oggi comparsa. Raccolta a Siena tra 1445 e 1481, di non modestà entità, iniziata da Angelo di Giovanni ed accresciuta con il contributo dei figli, Giovanni e Niccolò, tra i quali viene in seguito spartita, ereditata dai nipoti, Benedetto e Lodovico, forse in parte venduta già a fine cinquecento ad un famoso collezionista in cui riconosciamo il Cardinale della Rovere, Custode di Castel Sant'Angelo nel 1478, eletto nel 1479 Cardinale di San Clemente, divenuto nel 1482 Vescovo di Torino, a cui viene affidata la Legazione del Ducato di Savoia nel 1483. E' lui il latore della lettera regestata nel Repertorio delle Scritture del Cassone della Lupa, ms. 20 dell'Archivio di Stato di Siena:"Lettera del Cardinale di San Clemente, nella quale si avvisa i Signori di Siena che Lodovico Martinozzi gli aveva esibite tutte le sue possessioni per non poter vivere quietamente in Siena agitata da tante sedizioni, che però detto Cardinale aveva conchiuso il trattato della compra ma l'aveva differita per la Legazione di Lui, ottenuta in Savoia. Ritornato pertanto in Roma viene ricercato del prezzo della detta compra, ma egli non vuole sborsar denaro se prima non prende il possesso delle dette possessioni. Avvisa adunque i Signori di Siena del celebrato contratto e che manda in Siena il suo Procuratore a prenderne il possesso. 26.02.1485" I manoscritti di Ludovico sarebbero quindi essere passati nella Biblioteca del Cardinale Domenico della Rovere, appassionato bibliofilo, possessore di una importante Collezione Libraria di 99 unità, alcune più che pregevoli. Da qui, dall'individuazione dei documenti quattrocenteschi (divisioni, testamenti, Lira) relativi alla famiglia, che riportano precise notizie sui libri posseduti, grazie ai suggerimenti del prof. Mario Ascheri e della rimpianta dott. Petra Pertici, è iniziata una ricerca supplettiva, focalizzata all'individuazione dei manoscritti superstiti della Biblioteca Martinozzi, non facile ma entusiasmante, per lo più online per le biblioteche estere ma anche su cataloghi, riviste, strumenti cartacei e di persona nelle piu belle biblioteche italiane. La ricerca non è terminata, manca ancora quella da efffettursi nella Biblioteca dove era più facile i codici potessero trovarsi. Sono stati comunque ad oggi individuato dodici manoscritti sicuramente appartenuti alla Biblioteca della famiglia Martinozzi di Siena.

1.Ms. C66/3, Vallicelliana, Campano, Lettere, in cui sono attestati il committente, Niccolò di Angelo Martinozzi senese, e il copista Francesco de Grato;

2.Plut. 49.24, Medicea Laurenziana, Cicerone ad Familiares, copista Poggio Bracciolini o uno scriba della sua scuola, in cui è attestato il possessore Benedetto Martinozzi ed è presente lo stemma della famiglia;

3.Ottob. Lat. 1574, Giovenale, copista Giacomo Macario veneto, arme dei Martinozzi di Siena;

4.Ottob. Lat. 1233, De Architectura di Vitruvio, arme dei Martinozzi di Siena;

5.Barb. Lat. 84, Vita di Stazio, arme dei Martinozzi di Siena;

6.Vat. Lat. 1686, Epistole ai Familiari, Cicerone, copista Giovan Marco Cinico di Parma, arme dei Martinozzi di Siena; Questi quattro manoscritti sono tutti conservati alla Biblioteca Vaticana;

7. Lat. 7807, Panegyrici Latini, Biblioteca Nazionale di Parigi, scriba Φ.H., abbozzo dello stemma dei Martinozzi di Siena, motto Fidens Spero;

8. Add. 11674, British Library Londra, Carmina di Tibullo, arme dei Martinozzi di Siena;

9.National Library di Scozia - acc. 9193, il Marziale in cui appare lo stemma dei Martinozzi di Siena, scriba Φ.H. in vendita sul mercato antiquario per 324,834.53 Euro;

10. Biblioteca Nazionale di Madrid, Mss. 2885, Tito Caro Lucretio, De Rerum Natura. Stemma araldico Martinozzi presente alla prima carta del codice, scriba Ambrosius;



11. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, nuovi acquisti 693, poggio Bracciolini, De Varietate Fortunae, stemma dei Martinozzi al primo foglio.



12. British Library Londra: Harley 4865

2 eg. 100-174 2°-3° quarto del XV sec.

Marco Tullio Cicerone: De Legibus De Fato, 1 grande iniziale di di vite bianc a colori e oro, f. 100 un angelo recante scudo araldico in oro diviso in due da una fascia azzurro, le tre stelle d'oro sulla fascia azzurra sono state cancellate,[stemma Martinozzi], 4 grandi iniziali di vite bianca a colori oro ff. 118.140.155.169, rubriche in rosso. Latino. Umanistico.



A metà '400 alcune pregevoli Opere d'arte, oggi conservate in varii musei italiani e stranieri, vengono commissionate dalla Famiglia, per ornamento della Cappella e Cripta acquistate dai Frati e Capitolo del Convento di San Francesco fuori Siena, località Capriola. Nel 1445 Niccolò compra "la Sacrestia vecchia" della Chiesa di San Francesco, che da allora in poi sarà chiamata "Cappella Martinozzi" con la Cripta sottostante, per edificarvi la Sepoltura di famiglia, così come già in precedenza la famiglia aveva nella Chiesa di San Francesco di Montepulciano. Cappella, dedicata a Sant'Anna e san Martino, detta anche del Seminario, in cui sono conservate in inverno le Particole del Miracolo Eucaristico del 1730 e viene giornalmente celebrata la Santa Messa. Cappella "tota depincta" in cui si trovava una tavola, opera attribuita a Lorenzo di Pietro detto il Vecchietta, datata 1448,probabilmente posta sull'altare di Sant'Anna e San Martino, concesso loro nel 1445, La Cappella è tutt'ora visibile nella parte destra del transetto della Chiesa di san Francesco, al di sopra dell'arco di ingresso si trova lo stemma della famiglia sormontato da un cimiero piumato e l'iscrizione: NICCOLAUS DE MARTINOCCIIS SACRARIUM HOC HAEDIFICAVIT. Oggi entrandovi, troviamo sulla parete di sinistra un affresco attribuito a Luca di Thommè (1355), ma opera di Lippo Vanni (1370), che rappresenta la Vergine Eleousae (Misericordiosa), che sorregge il Bambino che l'abbraccia teneramente giocando con il suo velo, ma guarda dritto davantia sè, ai lati quattro Santi: San Francesco, San Giovanni Battista, Santa Caterina d'Alessandria e Sant'Antonio (per alcuni studiosi il Beato Pietro da Siena, per altri il beato Giovanni da Montepulciano). Nella parte superiore, Cristo benedicente con i Padri della Chiesa, Sant'Agostino, Sant'Ambrogio, San Gerolamo, San Gregorio Magno, nella predella una Pietà con Gesù Cristo cullato da Maria e san Giovanni, ai lati i quattro Evangelisti. Non più accessibile la Cripta sottostante trasformata in locali di servizio dell'Università, murata la porta di accesso posta subito a sinistra della scala che dal Chiostro della Chiesa conduceva ai Voltoni, dove attualmente si trova la Biblioteca Universitaria. Nell'800 il luogo dove era il Sepolcro vero e proprio fu usato come deposito per il carbone e come stalla al tempo delle Soppressioni Napoleoniche. L'affresco che vi era stato dipinto in una nicchia a volta, una Deposizione dalla Croce, illeggibile nel 1908, nel 1910 venne staccato e restaurato. Dapprima conservato nel Seminario Arcivescovile di Siena e poi esposto all'Oratorio di San Bernardino e Museo Diocesano d'Arte Sacra, attualmente conservato presso la Pinacoteca Civica, oggi è conosciuto come il "Compianto sul Cristo morto", Opus Laurentii, detto il Vecchietta, del quale si ritrovano sorprendenti analogie stilistiche nella Pietà, scultura lignea ricavata da un unico tronco di noce, realizzata dal Vecchietta per la Chiesa di san Donato "hoc opus fecit Laurentius dictus Vecchietta pro sua devotione, oggi conservata al Museo Diocesano. Sempre nella Cripta, si trovava questa iscrizione: S. NICOLAI DNI ANGELI DE MARTINOZZI DE SENIS AN DNI MCCCCXLVII ET LUDOVICI EIUS FILII.

Un'altra Tavola, commissionata molto probabilmente da Niccolò, forse per la Chiesa di Sant'Agostino, l' Elemosina di Sant'Antonio giovane, attribuita al Maestro del'Osservanza (Sano di Pietro [Siena 1450-1481], tempera e oro su tavola, oggi conservata alla Wahington, National Gallery, facente parte della Pala di Sant'Antonio abate, 1440 circa, (presente come le altre opere citate, nel catalogo della Mostra DA JACOPO DELLA QUERCIA A DONATELLO, 26 Marzo – 11 Luglio 2010, Santa Maria della Scala. Opera della Metropolita. Pinacoteca Nazional), tavola rappresentata sulla copertina di questo volume, dove sullo sfondo è ritratto il Palazzo Martinozzi di Siena riconoscibile dallo stemma della Famiglia, se non il committente e i suoi famigliari, come ben teorizza Petra Pertici nel saggio del 2008, pp. 107-126, Ritratti e Simboli Civici a Siena nel Rinascimento, fissando il momento in cui, con la riscoperta della Cultura Umanistica, viene superato il canone secolare che trascendeva il dato reale e prende il sopravvento, anche nella pittura, il dato storico.

Da quest'epoca in poi gli avvenimenti che riguardano i membri dei Martinozzi rimarranno, oltre che negli Archivi senesi, fiorentini, pisani e ferraresi, anche nella Storia della Repubblica di Siena che in questi anni procede parallelamente a quella del Papato, di Firenze e d'Italia. Vi si farà menzione in opere un tempo solo manoscritte, come il Bellum Iulianum di Orlando Mariscotti, le Storie di Siena di Iugurta Tommasi o l'Historia Senensis di Sigismondo Tizio, le Memorie del Pecci e l'Anonimo Senese e quelle a stampa, le cinquecentesce Historia de' fatti e guerre dei Senesi del Malavolti e le Croniche del Bisdomini, nel '600 Le Pompe Senesi dell'Ugurgeri Azzolini e poi nel '700, il Villani con le sue Historie Fiorentine e la Cronica Senese del Dei. nell' 800 li troviamo citati nella Storia d'Italia del Guicciardini e in quella di Siena del Buonsignori, nei Regesta Imperii del Bohemer e nel celeberrimo Dizionario Storico del Repetti.

La Storia famigliare scende di tono a fine '500, quando pur continuando a comparire tra i "risieduti" e a ricoprire cariche pubbliche e private civile e religiose, i Martinozzi rientrano, per così dire nel privato, con qualche eco che li riguarda, rimandata nella Siena di fine settecento dalle "ciarle dei salotti" o dalla Cronache cittadine e giudiziarie dell'ottocento .

Informazioni editoriali

Data di uscita
2024
Editore
Youcanprint
Pagine
170
ISBN
ISBN
9791222716015

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