Il guardiano degli onesti

Non che fosse uno di quelli che lottavano per i diritti o che si alzavano sulle barricate per difendere i valori. Il suo bisogno di libertà andava nella direzione di alzarsi presto la mattina, fare il proprio lavoro con pazienza e tornare a casa un po' prima di cena.
Eppure lui, nel profondo del suo cuore, sapeva di essere una persona che gli altri imprenditori additavano come fallito. Fallito una volta, fallito per sempre, non c'era possibilità di redimersi. Non era possibile chiudersi in casa, confessare i propri peccati all'agente delle tasse e tornare alla vita con l'anima pura e limpida. Se avevi sbagliato nel mondo del lavoro ti eri macchiato di una colpa che nessuna confessione, nessun bagno nel fiume sacro e nessun sacrificio avrebbe mai potuto lavare.
Gettò il mozzicone a terra e lo schiacciò con la punta della scarpa. Si poteva fumare, staccare sirene, c'era come un senso di vittoria del male e della libertà che tutti gli operai rimasti condividevano. In saldatura non si usavano più le mascherine, i mulettisti andavano ben oltre i limiti e quando l'ultima segretaria rimasta scendeva in produzione per consegnare i fogli di lavoro qualcuno le faceva il fischio e gli altri ridevano. Mancava solo il colpo di cannone e il tuffo del crumiro nell'olio bollente.
Questo è Mario, questa è la sua storia.