Il Neurone Specchio e l'Araba Fenice

Questo libro si interessa alla teoria dei neuroni specchio. All’origine c’è un dato: un fascio di neuroni, presso l’area motoria del cervello, si mette all’opera non solo quando preparo una azione ma anche quando la osservo. Al dato si sommano le congetture: questa simulazione servirebbe per riconoscere l’azione che osservo e quest’arte di specchiare sarebbe un privilegio di speciali neuroni. Fra il dato e la teoria c’è un dislivello che è colmato dall’ideologia del riduzionismo. Si tratta di una dottrina in disuso, che risale a Parmenide e Democrito, secondo cui la natura sarebbe una macchina mentre un ingranaggio della macchina, il cervello, sarebbe responsabile della vita cosciente. Questo libro combina la critica all’esistenza e la critica all’ideologia dei neuroni specchio. Anticipo solo un appunto. Noi sappiamo che ogni neurone modella la propria forma in accordo con la propria funzione. Eppure i presunti neuroni specchio, a sentire l’opinione del microscopio, non espongono un segno caratteristico. Questi neuroni così circonfusi da cespi di alloro, così venerati dal maestro di salotto quanto dal cortigiano dell’ateneo, di centomila virtù si possono vantare ma non della virtù di esistere. Nel limbo della mitologia sono gemelli di un’altra meraviglia, l’araba fenice, la quale non rammenta di essere cenere e si risveglia come fosse un uccello dalle piume colorate.