CARRELLO
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Ci sono tanti modi per amare, per essere donna, per essere madre. Lisa Krall è una donna affascinante, ricca, decisa. Una donna che, dietro un'apparente sicurezza, nasconde segreti dolorosi e insicurezze. Fragilità sopite che si manifestano, in tutta la loro forza disarmante, quando sulla propria strada Lisa incontra Martino Taldi, pittore di talento e uomo dalla profonda sensibilità, che ben presto la coinvolge in una storia d'amore intensa e totalizzante. Una passione che, tuttavia, si scontra con il passato irrisolto della Krall, con i suoi fantasmi, con un'immagine pubblica da mantenere di fronte agli occhi della Milano-bene, dei pettegolezzi, del mondo dell'arte cui Martino, suo malgrado, appartiene. A volte la felicità si manifesta in modo insolito e serve tempo per comprenderla, per accettarla. Altre volte basta abbandonarsi a essa, fiduciosi. Altre volte ancora, prima di essere felici bisogna perdonare se stessi, convivere con quanto è accaduto, imparare ad amarsi, oltre che ad amare.
Questo romanzo è il racconto di una storia d'amore scritta con vena sicura, che denota una esperta capacita narrativa. Il personaggio principale, Lisa Krall, è abilmente individuato e indagato in chiave psicologica. Qual'è il dramma del suo passato, un segreto ancora non risolto? Che cosa è accaduto a Lisa Ktrall? Che cosa ha sconvolto la sua vita al punto di impedirle di amare? Tutto il racconto si svolge intorno a questi interrogativi. Gli altri personaggi, il marito, il padre,le amiche, il figlio, sono coinvolti in un mistero che desiderano svelare per tutto l'amore che le portano. La storia procede avvincendo il lettore sempre di più, sullo sfondo di alcuni paesaggi affascinanti, come il Lago Blu vicino a Cervinia; o si svolge all'interno della grande Milano, durante un inverno nebbioso, simbolo della nube oscura che grava misteriosa sui personaggi e che solo alla fine si dirada, portando serenità nel presente di Lisa Krall. Gianfranco Toni direttore del periodico Il Parrino , Marina di Carrara
In “La scala di Giacobbe” viene offerto al lettore un altro tema insolito, quello della consacrazione alla vita religiosa. Anche questo aspetto è molto lontano dalla nostra vita quotidiana caratterizzata da una corsa frenetica che non permette di soffermarsi su scelte di vita infrequenti, soprattutto nell’attuale tempo secolarizzato, salvo poi a sorprendersi, a volte anche manifestando disapprovazione, se qualcuno di nostra conoscenza prende i voti. E Marisa Giaroli evidenzia, sempre col garbo che la caratterizza e le sue notevoli doti di psicologa, la grande difficoltà di un simile cammino, l’incertezza di aver fatto la scelta giusta, la paura di non essere in grado di affrontare le privazioni che una tale scelta di vita comporta, la solitudine e l’angoscia nella quale si precipita quando le prime prendono il sopravvento, il disperato bisogno di un sostegno che spesso manca. E la protagonista, come anche gli altri personaggi principali, sono, quindi, esseri tormentati dalla loro insicurezza, dalla loro fragilità, in un ambiente, quello monastico, non privo di invidie, bassezze, dispetti, ché i religiosi sono comunque esseri umani come tutti gli altri! E adombra, l’Autrice, argomenti ancora una volta scabrosi, come il tormentoso desiderio sessuale, la masturbazione e lo fa sempre con garbo, con delicatezza, aprendo appena uno spiraglio sull’argomento come si farebbe con una porta che dà su di un ambiente poco accogliente. Forse è proprio questo suo modo di procedere che turba. In un tempo in cui le espressioni triviali sono entrate nel linguaggio quotidiano, paradossalmente un linguaggio che di quelle espressioni è privo sorprende il lettore, che appare impreparato di fronte a tanta finezza! E in questo romanzo, dei personaggi vengono analizzate tutte le sfaccettature della loro personalità, la giovane donna perdutamente innamorata, la madre, la religiosa, la missionaria. Torna, in questo romanzo, ampiamente sviscerato in “Canoni e Contrappunti”, il tema dell’accettazione di se stessi, accettazione delle proprie debolezze, delle proprie fragilità, pur nell’impegno di migliorarsi, con l’aiuto di Dio (“...la cosa più importante e difficile non é amare Dio ma lasciarsi amare da lui, poiché egli ci ama così come siamo”). Ecco, veniamo a un punto fondamentale. Marisa Giaroli è profondamente cattolica, osservante, praticante. La sua fede è intimamemente posseduta. Eppure, come si evince dalla lettura dei suoi romanzi, non è bigotta. Madre di quattro figli, impegnata da sempre nel sociale e per la difesa dei diritti delle donne, è ben calata nella realtà attuale, della quale non ignora nessun aspetto. E’ questa la sua forza, come donna e come scrittrice, poiché il lettore la sente vicina, pur nella trattazione di argomenti lontani dalla sua quotidianeità, lontani, ma poi forse neanche tanto. Tutte le scelte di vita alla lunga si rivelano difficili. E’ forse facile essere coniuge o genitore? La stanchezza, la percezione della propria inadeguatezza non assale forse anche i laici? Quel disperato bisogno di fuggire, di sottrarsi alle proprie responsabilità non é forse talvolta avvertito anche da essi? In quest’ottica, Marisa Giaroli parla anche al non credente e, attraverso le parole della protagonista, suggerisce: “...che nulla è per caso, che ogni avvenimento fa parte di un disegno più vasto”, che lo si voglia chiamare progetto di Dio per ciascuno di noi o destino. L’impianto narrativo di entrambi i romanzi è robusto, con sottotrame che delineano le vicende dei personaggi minori. Le storie, complesse, avvincono il lettore e lo sorprendono con imprevedibili colpi di scena. In entrambi i romanzi, emerge, tramite i suoi personaggi, il grande amore dell’autrice per la natura e per la sua terra, per le morbide alture dell’appennino tosco-emiliano, per la vita campestre scandita dall’avvicendarsi delle stagioni e dalle attività agricole. Quelli di Marisa Giaroli sono romanzi di cui consiglio caldamente la lettura, avvincenti e, al contempo, profondi; inducono riflessioni, seminano, lasciano qualcosa al lettore. Ester Cecere [[email protected]]
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