CARRELLO
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Due immigrati in Canada, uno di Ardore (RC) e l'altro di Kavala (Macedonia/Tracia), si incontrano per caso e diventano grandi amici.
L'italiano è giovanissimo e disoccupato; il greco, un anziano e ricco uomo d'affari, offre al giovane un lavoro nella propria azienda.
Presto, Kasi vede nel giovane Matteo il figlio che non ha mai avuto; Matteo sente il vecchio Kasi vicino come un padre.
Kasi è innamorato della Bellezza nell'Uomo, nella Natura, nell'Arte e insegna a Matteo, desideroso di apprendere dalla vita e per la vita, a sviluppare lo stesso amore, anche quale ausilio per superare le avversità.
Le loro vite scorrono infatti tra momenti felici ed eventi tragici, che li tengono sempre più vicini, pure quando Matteo si innamora di Carla; un amore maturato lentamente e messo talvolta in pericolo dal ricordo di un'altra donna misteriosa. Poi…
L'azione si svolge nella luminosa città di Vancouver sul Pacifico alla fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, periodo di instabilità politica nel Canada, a causa dell'attività sovversiva del Fronte di liberazione del Québec…
Un’altra faccia del racconto positivo dell’emigrazione italiana nel mondo, un’altra occasione per far conoscere al pubblico italiano realtà e problematiche di mondi geograficamente lontani: rappresenta anche questo “Il ragazzo di Ptoion”, l’ultimo romanzo di Tommaso Maria Gliozzi, uno scrittore nato ad Ardore, nel Reggino, da una donna bellissima, ma sfortunata. E’ cresciuto senza di lei, accanto a un padre che non si è fatto sopraffare dalle ostilità della vita. Poi ha spiccato il volo e ha viaggiato molto: sia sulla terra per lavoro che sulla carta sotto la guida della musa degli scrittori. Se nel precedente romanzo, “Lontano d’Accadìa”, il protagonista era un ragazzo pugliese fuggito dalle angherie del padre e finito nell’Australia dei primissimi esperimenti nucleari dopo Hiroshima e del primo movimento dei Verdi in assoluto al mondo, nel “Ragazzo di Ptoion” siamo nel Canada nel momento di massima attività del Fronte di liberazione del Québec. Se nel primo romanzo la storia d’amore si intreccia tra Silvano e Johanna, sua compagna di giochi da bambini ad Accadia, ma ora donna sposata, in contrasto col marito sulle convinzioni ambientaliste, qui il legame nasce e cresce tra Matteo e Carla. Il Canada e l’Australia sono grandi paesi che l’autore conosce molto bene perché vi ha svolto la sua intensa attività di trade commissioner per l’ICE e dei quali restituisce al lettore tutte le sfumature di terre molto distanti, in tutti i sensi, dalla sua Calabria. I protagonisti del nuovo romanzo dell’emigrazione scritto da Tommaso Maria Gliozzi vengono da Ardore (il giovane Matteo) e da Kavala in Tracia (il vecchio Kasi). I due si incontrano per caso e diventano grandi amici. L’italiano è disoccupato; il greco è un ricco uomo d’affari, che offre al giovane un lavoro nella propria azienda. Presto, Kasi vede nel giovane Matteo il figlio che non ha mai avuto; Matteo sente il vecchio Kasi vicino come un padre. Le loro vite scorrono tra momenti felici ed eventi tragici che li avvicinano sempre di più, fino a quando Matteo si innamora di Carla: un amore maturato lentamente e messo in pericolo dal ricordo di un’altra donna misteriosa. Sullo sfondo l’attività sovversiva del Fronte di liberazione del Québec, in lotta contro il governo centrale di Ottawa per la separazione e l’indipendenza della regione in prevalenza francofona. I suoi militanti tra il 1963 e il 1970 si resero protagonisti di oltre 160 azioni, tra attentati dinamitardi e rapine. Tra le più eclatanti l’attentato alla Borsa di Montréal, seguito dal rapimento del diplomatico inglese James Cross il 5 ottobre 1970. Per la liberazione di Cross gli attivisti chiesero che la principale emittente televisiva canadese, la CDC, desse lettura del manifesto politico di rivendicazione dell’autonomia e dell’indipendenza della regione del Québec, nonché l’immediata liberazione di alcuni esponenti che erano stati arrestati: il giorno seguente, la rete televisiva mandò in onda il manifesto, che venne letto nelle due lingue ufficiali del Canada, in francese e in inglese. Ma non bastò. Il 10 ottobre fu rapito (e poi ucciso) anche il ministro del Lavoro, Pierre Laporte. La reazione del premier Pierre Trudeau fu durissima e nei giorni successivi furono arrestati, a seguito dell’adozione urgente del War Measures Act, 457 attivisti. La vicenda si concluse solo il 4 dicembre, grazie alla mediazione di Fidel Castro, con il rilascio di James Cross dopo quasi sessanta giorni di prigionia e dopo che i cinque membri del Front de Libération du Québec, autori del rapimento, ebbero la certezza di poter usufruire di un salvacondotto per raggiungere Cuba. Anche la storia narrata nel “Ragazzo di Ptoion”, come quella di “Lontano da Accadìa”, celebra il coraggio, l’amicizia, la solidarietà. Nel secondo, ambientato inizialmente a Roma, gli zii e un generoso clochard diventano strumenti del brillante futuro del ragazzo prima in Italia, poi negli Usa e quindi nuovamente in Italia, da dove, come luminare della medicina, ha come orizzonte il mondo. Nel primo, appena uscito per i tipi di Youcanprint (in copertina un’opera di Maria Teresa Protettì, “Spazio di Narrazione”) i protagonisti Kasi e Matteo vivono tra momenti felici ed eventi tragici, che li tengono sempre più vicini, pure quando Matteo si innamora di Carla; un amore maturato lentamente e messo talvolta in pericolo dal ricordo di un’altra donna misteriosa. L’emigrazione resta però un argomento assolutamente prevalente per Gliozzi. Anche nel Ragazzo di Ptoion, a un certo punto, il tema ricompare in una conferenza di un professore universitario sul tema “La condizione psicologica dell’immigrato: una ferita perenne”, al termine della quale il protagonista Matteo chiede al professore quale sia il meccanismo che fa restare chi emigra sempre attaccato al proprio paese di origine. E il professore gli risponde citando le tre componenti fisse del fenomeno: una genetica, una emotiva e una fisica. L’autore, che ha trascorso ventisette anni all’estero in vari paesi in Europa, in Nord America e in Australia, oggi vive tra Roma e Perth, in Australia, e segue la vocazione di sempre: scrivere storie di vita e di costume. Tra le sue opere precedenti: Foglie di Alloro (2007); Guardiano del talamo (2009); Fammi grazia di un anno (2013), un romanzo utopico sulla lotta alla ‘ndrangheta. Gabriella Cossàr
Dove hai trovato l’idea per questo libro e cosa ti ha insegnato? Un giorno, molto lontano nel tempo, in occasione di uno dei miei ritorni al paese, Ardore, incontrai il padre di uno dei ragazzi con i quali avevo trascorso la fanciullezza in campagna, con quei giochi semplici e innocui del dopoguerra. Gli chiesi notizie del figlio, e mi disse che era emigrato nel Canada, a Vancouver. Aggiunse che, dopo un inizio difficile nonostante la presenza lì di uno zio, aveva fatto fortuna lavorando nel settore del commercio di prodotti alimentari. Ero stato a Vancouver per lavoro e il sapere di quel ragazzo semplice diventato imprenditore di successo all’estero – dalla campagna calabrese alla vetta economica in Canada – non cessò di accendere la fantasia e un giorno decisi di immaginare come poteva essere andata… Così, ho avuto conferma che un ricordo della fanciullezza può trasformarsi in un romanzo di interesse generale. Ho notato che il silenzio ricopre un ruolo fondamentale, accompagna Matteo in un periodo complesso, Giulio e Sara, ma, soprattutto, accompagna il lettore, ancora di più, all’interno della scena. Da cosa nasce questa scelta? Sì, è vero, c’è un certo tipo di “silenzio”, di riservatezza, nel racconto. Il silenzio di certe emozioni ne intensifica la sofferenza o la gioia e può aiutare a trovare soluzioni piu’ equilibrate. C’è il silenzio di Kasi (Kasimiro), che vive le sue imperfezioni fisiche come un impedimento relazionale con il mondo femminile. Parla solo con Matteo della sua tristezza, alleviata dall’amore per ciò che a lui manca di bello e di caro. Matteo ha le sue difficoltà iniziali; è silenzioso, ma non accetta la riservatezza di Carla e ne fa quasi motivo Intervista a Tommaso Maria Gliozzi di rottura della relazione. Quello di lei è infatti un silenzio patologico. I suoi genitori – Sara e Giulio – fanno del silenzio un mezzo per non interferire nel processo di normalizzazione della vita sentimentale della figlia. Che dire poi del silenzio dei genitori di Matteo, laggiù, nella lontana Calabria? Solo qualche lettera li tiene parzialmente informati sull’avventura del figlio. Nel racconto ci sono poi dei silenzi insoliti: quelli del canarino Harz Roller, amico di Matteo, che posa tra una melodia e l’altra beneauguranti per Matteo. Infine, un altro silenzio vorrei ricordare: quello di don Minno che dall’altare osserva gli sposi lasciare la chiesa e con il pensiero benedice quei “due giovani dalle idee balorde”. La struttura del racconto, con pochi personaggi, e i messaggi che si propone di dare, avrebbero sofferto di una vivacità più estesa. Altra tematica interessante è quella inerente alla bellezza, soprattutto nel rapporto tra Matteo e Carla, ha preso come punto di riferimento il concetto classico di bellezza? Sono sempre stato del parere che la “Bellezza” sia un concetto soggettivo. E vorrei distinguere tra il concetto astratto di Bellezza nei vari campi, dall’Arte alla Natura, e quello che ognuno di noi percepisce come bello (o brutto). Quello cui Kasi fa riferimento nella “lezione” a Matteo è il suo concetto di Bellezza nell’arte, che potrebbe non essere tale per altri. E anche se lui non ne parla, ma la applica, l’altra Bellezza, quella dei sentimenti nei confronti del prossimo è ciò che lo rende un “seguace” della Kalokagathia, come intesa dai classici greci. Scrivere un libro è paragonabile ad una navigazione in mare aperto, la tua narrazione si apre con un’ode di Alexander Pope e si conclude con l’immagine di Fidel Castro, durante la traversata si incontrano città, canzoni, personaggi, ma sempre un solo e unico sfondo: Vancouver, come mai questa scelta? Secondo la triste Ode di Alexander Pope, scritta a soli 14 anni, nella solitudine c’è speranza ed essa può stimolare il desiderio della compagnia. Matteo, solo e disoccupato, pur rimpiangendo la sua Terra calabrese, non abbandona mai la fiducia in un felice futuro nella bella Vancouver. La stessa Vancouver che ha ospitato me per alcuni anni al servizio dell’Industria italiana. L’azione si svolge alla fine degli anni ‘60 e l’inizio degli anni ’70, periodo di instabilità politica nel Canada, a causa dell’attività sovversiva del Fronte di Liberazione del Quebec. Fidel Castro contribuisce alla tregua, accettando di prendere in consegna i rivoluzionari che avevano sequestrato il Trade Commissioner inglese…
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