CARRELLO
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La solitudine incalzante di un anziano, le riflessioni sul suo ruolo nel mondo del suo tempo, i timori per l'incalzare di ideologie ispirate alla cancellazione della cultura e al wokismo e la rabbia per la progressiva rinuncia ai propri valori.
La provvidenziale amicizia con un suo coetaneo e il dolore per la perdita prematura dell'amico, sino a progressive manifestazioni di declino cognitivo.
L'incontro con una tortora selvatica, probabile trasfigurazione del suo sodale, i giorni nefasti della detenzione in una casa di riposo e la dilatazione del sonno della memoria, poi la fuga inconsapevole e l'inizio di un viaggio di sola andata sul treno della sera.
Gli incontri con viaggiatori sconosciuti e i sorprendenti effetti terapeutici per la sua mente offuscata di quella convivenza forzosa.
Il faticoso riordino del mosaico della memoria durante il lungo viaggio di uomo solo al tramonto nella inconsapevolezza di essere ormai un caso mediatico virale.
L'incredibile avventura di un ultraottantenne in fuga dalle barbarie e dai limiti del suo tempo raccontata da chi continua vanamente a cercarlo.
Arrivato al quinto libro, Cosmo Sancilio non può avere più dubbi sul suo impegno in questa fase della sua vita: è un ottimo scrittore e lo ha dimostrato in varie forme. Anche in quest'ultimo lavoro si nota la sua capacità descrittiva ed espositiva e la sua profonda conoscenza (oltre il suo infinito amore) per il mondo classico, che si evince dalle numerose citazioni sempre pertinenti e afferenti. Il protagonista di questo racconto è un signore di età avanzata, un ultraottantenne, malato (anzi disperato) di solitudine, che lo spinge quasi a un romitaggio nella sua villa, dove pone in luce la "preoccupazione per il diffondersi della dittatura delle minoranze e delle nuove ideologie ispirate alla cultura della cancellazione..." Purtroppo non sempre ho apprezzato e condiviso tali idee (per fortuna non abbiamo le stesse convinzioni...) Dapprima l'incontro fortuito con un cane (che gli dimostra attaccamento e amore), poi con un vecchio professore di lettere cui si lega fortemente e con cui può finalmente dare sfogo al suo legame appassionato per il classicismo. Ma al male non c'è mai fine. Prematuramente il professore si ammala e muore ( anche se sembra tornare sotto forma di strano uccello), mentre la vecchia ex famiglia del protagonista si fa risentire solo per sfruttare il poveretto. Non gli resta che lasciare la villa per una casa di riposo per anziani, dove la ripetitività dei momenti di vita diventa insopportabile. Il protagonista fugge così per intraprendere un viaggio di sola andata nel "treno della sera".
"IL TRENO DELLA SERA" rappresenta per l'autore il compendio completo delle opere precedenti da lui redatte: il tema della vecchiaia, il riscatto dell'amato "Sud", l'apologia della lingua italiana, l'esaltazione della cultura classica, ma soprattutto il dolore per il male del secolo: la disgregazione della famiglie sottilmente evidenziata dallo sguardo tenero del fido "Ragù". Quanta tristezza nella superficialità dei rapporti familiari con la terza età! Quanto atroce dolore nell'emarginazione coatta dei propri cari, che la vita moderna inesorabilmente impone! Insomma un testo non per tutti. L'ignoranza dilagante tra i giovani e ancor più tra i loro insegnanti fa sì che solo dottrinati anziani potrebbero gradire i riferimenti storici, filosofici, classici espressi con una perfetta retorica. A parer mio è un libro che bisognerebbe leggere più volte per approfondire ciò che ci aspetta nel momento in cui dovremo inesorabilmente varcare la soglia del non ritorno. " SCRIPTA MANENT" caro amico scrittore, ha prodotto un'opera i cui valori universali suggeriscono una collocazione rivolta a una platea molto più ampia di lettori. Questo è il mio augurio.
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