CARRELLO
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Vittoria è un racconto di fantasia, l'altra faccia di una realtà che fingiamo di non vedere, un aspetto di vita da non approfondire, per comodità egoistica. Nessuno si chiede cosa provano, cosa pensano, cosa vorrebbero fare di quel tempo rimasto è già tanto se si ricordano di andarli a trovare di tanto in tanto. Immaginiamo per un solo attimo una figlia che va a trovare suo padre, di cosa parlano? «Papà ti trovo bene dall'ultima volta che ci siamo visti».
Lui non risponde e inizia con le domande: «I ragazzi come stanno? Il tuo lavoro come va?». E bla bla bla. Tutte queste domande sono "Amore", perché un genitore non smette mai di amare, in qualunque posto si trovi.
Questo mio racconto è un invito alla riflessione, a far emergere la coscienza invece di chiuderla a chiave perché molti "Vittoria, Carmela o Mario" sognano, aspettando mentre stanno facendo la coda per il paradiso.
I libri di Elìa Concetta Nicotra, che leggo sin dal 2015, spesso si prestano a vari livelli di lettura e, contestualmente, introducono stili, vicende, fantasie che sono il frutto, non solo di una fervida immaginazione, ma – soprattutto – di una indagine sui sentimenti umani. “In coda al Paradiso” non si sottrae a questo paradigma. Ad una lettura superficiale – purtroppo la più immediata – potrebbe apparire come un libro dai temi scabrosi, perché focalizzato su un rapporto sentimentale “asimmetrico”, dove emerge – apparentemente – solo l’aspetto “fisico”. Ciò non stupisce! Anche una autrice come Goliarda Sapienza, etnea di sangue anche lei, subì l’umiliazione di vedere il suo libro più importante giudicato come “immorale” o “blasfemo”, da una critica non solo bigotta, ma anche poco lungimirante, che non ne colse – allora – il valore intrinseco. Il suo libro “L’arte della gioia” diverrà famoso e osannato in Italia, solo dopo che era diventato un “caso letterario” in Germania e in Francia. Nel nostro caso, se, con intelligenza, si evita la lettura superficiale, si coglieranno, almeno tre o quattro messaggi molto importanti. Il primo riguarda la condizione femminile in un piccolo centro del Sud. La domanda che ci si può porre è: - la donna, oggi, è realmente libera di gestire la propria vita? La seconda domanda è: una donna “più-che-matura”, che cioè abbia passato la sessantina, ha il diritto di potersi innamorare di un uomo molto più giovane di lei? La riflessione, conseguente, può essere: perché per un uomo è possibile e per una donna no? Il secondo messaggio riguarda la condizione degli anziani – questo a tutte le latitudini, non solo al Sud – che vengono “parcheggiati” in case di riposo, RSA, strutture dedicate, solo perché sono diventati un peso per i familiari. Il “parcheggio” risolve un problema pratico, ma apre tutti gli scenari possibili relativi alla condizione degli anziani. In questo caso la domanda è: sappiamo realmente cosa vuole un anziano? Sappiamo che il suo bene primario non è quello fisico – mangiare, vestirsi, dormire - ma la lontananza dalle proprie “cose”, dai propri affetti, dal proprio vissuto? Sia nel primo, che nel secondo messaggio, la protagonista del romanzo fa scelte precise, forse controcorrente, ma coerenti col suo modo di essere e di “sentire” la vita. Il terzo messaggio, strettamente collegato al secondo, è il rapporto genitore-figlio o, meglio, madre-figlia. Anche in questo caso, può rappresentare un retaggio del passato, ovvero disegnare scenari nuovi, dove, la percorribilità, dipende sempre da una volontà vicendevole, non solo di incontro, ma soprattutto di confronto, a qualsiasi età, e senza pregiudizi mentali. L’ultimo messaggio riguarda il rapporto con la morte, evento ineludibile di ogni vita umana, che si tenta di esorcizzare con esperienze – o con espedienti – che vanno dalla alienante rassegnazione, alla spasmodica ricerca di un piacere effimero. Tuttavia, il messaggio pregnante, è quello che si è tutti in coda verso una destinazione ignota, chiamata dall’autrice “Paradiso”, perché cristiana, ma che un musulmano chiamerebbe Jannah, un buddista Nirvana, un ebreo Gan Eden. L’ultima pagina di questo libro rappresenta l’epifania, la rivelazione, il riannodarsi dei fili e lo sciogliersi dei dubbi e dimostra che è valsa la pena leggerlo fino in fondo.
Finito di leggere "In coda al paradiso" un racconto che ci regala molto,emozioni e riflessioni. Brava l'autrice nel descrivere l'amore dei due protagonisti senza cadere nella volgarità. Complimenti signora Nicotra, aspetto il suo prossimo racconto!
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