CARRELLO
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"InVersi" è una raccolta di poesie che parlano di amore nei suoi inversi... gioia e dolore... inversi di emozioni che connotano la nostra vita in un'altalena lirica in cui elementi come il cielo e il suo azzurro diventano metafore di assoluto e di purezza, come inversamente la notte e il suo buio sinonimi di abbandono e smarrimento.
“Oro fra i miei occhi e il tuo cuore” prendono forma “InVersi” di Matteo Cotugno, tra sussurri e sogni, bagnando fogli di poesia. Alla ricerca di equilibri, rifugiandosi in battiti infiniti, ricordando il sapore di un bacio, raccolto nascosto fra pilastri. Profuma, di timidezze e tabù, ogni lirica di Matteo. Ogni parola resta dentro, e si spoglia e specchia, abbracciando le speranze e lasciando andare lacrime d’addio. I versi sono traboccanti di sentimenti e di quell’amore che sa ancora soffiare messaggi, nonostante le troppe crisi di questo tempo. Rapisce, arriva diretto e si estende semplicemente cantando la vita. I vorrei diventano “vele” o “stelle”, “cieli immensi” o “nuvole sospese”. “Raccoglierai di me/ campi di preghiere/ e distese di gioie,/ pietre di tramonti/ e piume di aurore.” Questo è quanto semina il poeta, come "umile contadino", con sacrificio, tra le ombre di una società spesso indifferente al dolore dell’altro. In giochi di chiaroscuro, la forza sta nel riuscire a meravigliarsi, ritrovando la via e le chiavi per aprire nuovi giorni. L’umanità è paradossalmente fragile e forte. Può schiaffeggiare o innalzare, ma può rompere i lucchetti di catene pesanti, se l’incoscienza è unita alla speranza di poter tornare ad amare. Facilmente si può cadere se non sostenuti, se illusi o traditi. La follia, può spingere questi passi, o essere la fuga lucida per giungere a un’altra vita, e “in mille poesie, scritte col sorriso sulle labbra”, può tornare a pronunciare “ti amo”, senza nessuna paura e senza mendicare. Cotugno, lascia in eredità parole immense, in cui ognuno si può identificare. Vibrano e orientano nel “doloramore” che sa di “strana magia”. Fiorisce nel silenzioso percorso d’evoluzione intimo, esplodendo nella musicalità di istanti, in fotogrammi di ragione e mistero, di vuoti o voluti non ricordi. Dolci e amari canti che diventano partenze o approdi di un maturato “volo disteso” e proteso viaggio verso noi stessi. recensione di Dulcinea Annamaria Pecoraro
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