CARRELLO
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Avvicinarsi a questo piccolo volume significa leggere la vita di una persona in un'ora, in un batter di ciglia. L'autrice ha voluto aprire il proprio cuore quando, finalmente, dopo tanti anni, ha cominciato ad amare la propria diversità naturale, la sua distanza dall'ovvietà e dalla bieca normalità. Dando estremo valore ai pensieri che sono scaturiti dalle esperienze, ha deciso di condividere il proprio "IO" per dimostrare che la normalità sta negli occhi di chi guarda. Un percorso complesso, non per tutti! Una lotta con la propria sostanza che porta l'individuo ad essere spesso solo e completamente inerme di fronte alla violenza delle emozioni e alla dolorosa lacerazione della propria anima, ma che, al culmine, permette di raggiungere l'estremo equilibrio mentale e fisico sino a divenire mentore della vita e delle nuove generazioni. "Io che di nome mi chiamano Silvana, ma chi sono, non so": una biografia emozionale; questo il modo umile di descrivere un'immensa grandezza esistenziale; questa la maniera di concedere ai propri lettori la libertà di giudizio per giungere, in conclusione, a riconoscersi e trovare affinità che poche volte è possibile riscontrare in un testo scritto da altri.
Giovanni Francomacaro - febbraio 06, 2018 "Madame Bovary sono io" dichiara Flaubert, volendo così affermare che in ogni personaggio l'autore mette sé stesso; pertanto ogni romanzo potrebbe essere inteso come una biografia in cui l'autore gioca a nascondino con sé stesso. Ma cosa accade quando il racconto non si veste della prolissità del romanzo, e nemmeno dell'intimità del diario, o della meticolosità della biografia? In questo piccolo volumetto, sostenuto da una scrittura che non posso definire in altro modo che limpida, non appare il percorso di un personaggio, e nemmeno la cronaca di una vita, ma la storia di una trasformazione; c'è una ricerca del sé fin dal titolo, dove "Io" è separato dell'esisto da una virgola. Perché è questo il senso della storia: ricercare la propria unicità che si può manifestare solo nel proprio io; ma non l'io egoistico, che sconfina nell'ego, ma l'Io importante, perché portante di una intera esistenza che non può terminare con la parola fine, ma si rinnova ogni volta con la parola "conoscere" una parola che nasconde, fra le pieghe delle lettere, una parola ancora più misteriosa: nascere, e rinascere.
Mara Margutti - dicembre 24, 2017 Un esplosione di emozioni nel cuore, farfalle nello stomaco e rabbia in gola ... Dolore e gioia allo stato puro ... Splendido !
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