CARRELLO
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‘La carezza dell’Èidolon del mare’
Τὸ μείλιγμα εἰδώλου ἐναλίου
‘’Sorpresi dalla vita si ritrovarono in un angolo d'eterno.
Estasiati dall'attesa, scesero verso il fiume delle illusioni,
bagnandosi nelle fatue e oniriche acque del piacere’’
‘La carezza dell’Èidolon del mare’ presenta diverse tematiche, intessute di inserti poetici classici e moderni.
Il romanzo racconta il ritorno di un uomo dal passato e la nascita di un amore passionale e misterioso, scandito da simboli ancestrali.
Dà voce ai drammi di un’adolescenza trascorsa in una casa famiglia, narrando il percorso iniziatico e catartico che ne consegue.
È la storia di una rinascita, che si snoda tra realtà, mito e poesia, nella suggestiva cornice paesaggistica della baia di Trentova.
Ho acquistato e letto con molto piacere il romanzo “la carezza dell’Eidolon del mare” della professoressa Anna D’Auria , uscito di recente. L’autrice, nella sua scrittura, alterna prosa e versi. Fin dalla prima pagina ho apprezzato lo stile ricercato ed elegante nonché i numerosi riferimenti alla letteratura greca attraverso la voce dell’Eidolon del mare. Mi sono commossa leggendo la dedica iniziale a suo padre, volato via durante la pandemia del Coronavirus. Ania è il personaggio principale. Solo l’amore può colmare il vuoto immenso che ha lasciato la scomparsa del suo Lary: “solo l’amore può forgiare e fortificare contro i rovesci della sorte”. La carezza del mare di Agropoli assumerà le sembianze da lei desiderate, per aiutarla ancora a vivere e a sperare . La lettura di tale testo mi ha ricordato un po’ “Napoli velata” di Ferzan Özpetek quando Adriana, dopo la morte di Andrea, inizia a percepire la presenza di una persona identica che accoglie a casa sua e che poi, si rivelerà una proiezione della sua mente, una personificazione del suo pesante passato. Il testo di Anna D’Auria va oltre. Il rimosso di Ania viene fuori in tutta la sua forza nell’incontro con Elena, la bambina dalla collana di conchiglie, che è destinata ad essere accolta in una casa famiglia. Ania rivivrà, attraverso questa proiezione futura, il suo triste passato ed insieme ad esso anche la sua sincera amicizia con Samina: un’amicizia che si rinsalderà in un progetto comune. La sete di amore di Ania non si placa e la carezza del mare ritornerà dagli abissi con il suo tatuaggio a forma di serpente. Il serpente come ritorno ciclico ma anche come colui che dà la vita, forse per Ania il principio della vita. Consiglio questo libro per la sua grande abilità descrittiva ed emotività.
Esistono storie sinuose, capaci, con la loro profondità, di agitare prima e avvolgere poi, chi vi si imbatte, con una rete polivalente fatta di desiderio e di meditazione. Ciò è quanto sperimenta chi incontra questo romanzo, in cui una vicenda sentimentale diviene occasione per un ben più intenso esercizio di riflessione sul senso del dolore che appartiene indissolubilmente all’esistere, nonché sulla necessità etica dell’agire, con una conseguente presa di coscienza dell’unica direzione verso cui può muovere l’individuo: il bene. L’amore, del resto, è il cuore pulsante della narrazione che, lenta e accattivante, ne sonda le molteplici forme, pur indugiando con maggiore intensità sulle pieghe assunte dalla passione più calda, colta nella sua potenza anche attraverso versi davvero pregevoli. E proprio la poesia, in particolar modo quella classica, costituisce in effetti una sofisticata trama che si insinua nel racconto: l’abilità della seduzione esercitata dalla grecità rivive nella pelle di un moderno amante che, con le sue storie, sa cadenzare le tappe di un complesso cammino esistenziale. D’altra parte, l’attenzione riservata dall’autrice alla forza della parola antica, che sa ancora aggiogare, si lega perfettamente alla cura prestata alla veste formale, tanto densa di un lessico prezioso e mai banale quanto nitida nel suo fluire. Dalla combinazione, riuscita, di tali suggestioni nasce il piacere di questa lettura, toccante come una carezza inaspettata.
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