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Comunicazione e cambiamento sociale
di Pier Paolo Inserra (Autore)
Covid-19, le emergenze sociali, lo smart working, le start-up o il lancio di un prodotto della propria impresa. Contesti e situazioni attraversati da sommatorie comunicative da scomporre, bene che vada da adattare alla domanda di consumo. Una cosa è certa: la comunicazione sociale e strategica oggi o è marketing o è editto e pronunciamento istituzionale basato su logiche normative e di controllo (dissuasive). Che hanno un impatto informativo parziale e strumentale.Però, comunicare vuol dire prima di tutto condividere in maniera chiara saperi, conoscenza, informazioni. Gli scambi dialogici devono essere alla base di una continua produzione di senso che favorisca processi di maturazione e di consapevolezza attorno ad un fenomeno, ad una questione sociale, perfino ad un prodotto. O ad un'informazione di natura pubblica riguardante – per fare un esempio attuale – la prevenzione in ambito sanitario e la riduzione dei rischi connessi a comportamenti sociali scorretti. La stessa pandemia che ci troviamo a gestire nel momento in cui scriviamo questa Introduzione, infatti, obbliga a rivisitare l'approccio pubblico e privato all'informazione e alla comunicazione. Dalle azioni finalizzate al changing of behavior, alle campagne di sensibilizzazione pubblica, all'innovazione dei processi di apprendimento a distanza per rendere efficaci e coinvolgenti le lezioni online per gli studenti, tutto dovrebbe andare in una direzione opposta a quella che ha vinto e che rischia di cronicizzarsi. In questa fase neopositivista di ubriacatura per le soluzioni semplici (il marketing, il web e i social come contenitori da assolutizzare), noi crediamo nella ricerca, nella eventualità della suggestione, nel pensiero debole e non tanto in manuali di istruzioni per l'uso e in interventi meccanicistici. La complessità è alta, la necessità di ravvivare il corpus teorico e metodologico di riferimento quando parliamo di comunicazione è evidente.
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