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La gatta nel mare che scotta

La gatta nel mare che scotta

di Giuseppe Ruggero Negro (Autore)

"La gatta nel mare che scotta" di Giuseppe Ruggero Negro.

Informazioni editoriali

Data di uscita
2023
Editore
Youcanprint
Pagine
394
ISBN
ISBN
9791221479522

Recensioni clienti

5 su 5 stelle sulla base di 11 Recensioni
Da Luigi Federici il 21 giu 2023
Pubblicazione cartacea

Questa originale e affascinante opera del dott. Giuseppe R. Negro è stata anche per me, come per il vecchio Ruggero, la chiave per aprire lo straordinario scrigno dei ricordi. Un intreccio di situazioni umane tra l’immaginario ed il reale che catalizzano l’interesse e la curiosità del lettore per i frequentissimi colpi di scena. La storia di Antonio e della sua famiglia è la drammatica storia di molte famiglie del nostro Paese che hanno vissuto il difficile momento del settembre 1943. Antonio, ex-militare in servizio in Friuli, ritiratosi con la sua famiglia a Mogliano Veneto ha dovuto affrontare una realtà difficile, foriera di gravi disagi e ricca di incognite, anche perché nell’alto Veneto, in Friuli e soprattutto in Carnia si erano registrati episodi di violenza perpetrati anche da unità cosacche, guidate da un Atamano, fedeli alla Germania di Hitler. Una vicenda quella dei Cosacchi ancora nella memoria di molti paesi della Carnia come Verzegnis, dove si era isediato il comando dell’Atamano oggi sede di una locanda che offre piatti cosacchi. La storia del Tenente medico alpino Ruggero destinato ad Ugovizza, un piccolo centro di montagna, che era la sede più disagiata della Brigata Julia, si itreccia con quella di due alpini che il caso gli ha fatto incontrare e che lo accompagneranno nelle avventure della vita. È una storia tipica del servizio militare di leva – oggi soppresso – che ha impegnato molto Ruggero sotto il profilo umano e professionale con brillanti risultati. Da vecchio ufficiale degli alpini (e poi dei Carabinieri), che ha trascorso molti anni in servizio alla Brigata Julia, attraverso queste pagine ho rivissuto episodi, ripercorso sentieri di montagna, ho rivisto fantastici paesi del Friuli dove ho trascorso la mia giovinezza, dove ho trovato la mia sposa e dove è nato mio figlio Franco, oggi Generale degli alpini. I due compagni di avventure del Ten. Ruggero, Nino e Gennaro, mi fanno tornare alla mente tanti giovani di allora, ragazzi straordinari, forti e duri come gli ulivi del Salento più volte descritti dall’autore. Ma l’opera di Negro ha anche il pregio, direi soprattutto, di aver saputo esprimere con una prosa poetica l’amore per il piccolo nostro universo. Ha saputo illuminare l’azzurro mare di Leuca, il potente tronco degli ulivi “ciascuno con la propria animazione”, la maestosità delle montagne della Carnia e del Friuli. Un inno alla natura e all’armonia del creato che non può e non deve essere alterato o inquinato dall’uomo nella sua limitata visione del contingente. Non solo l’autore si sofferma a lungo sulle tradizioni del Salento e dedica alcune pagine alla cultura della pesca rievocando ancestrali rituali frutto dell’intelligenza e dell’esperienza degli uomini, suggerisce alcune gustose pietanze e vini tipici della zona e descrive nel dettaglio il rituale dei matrimoni. E il timore e l’ossessione di Ruggero è che questa armonia del creato e la vecchia saggezza degli uomini possa essere compromessa e dimenticata. Non è certamente facile contemperare l’interesse economico con la salvaguardia dell’ambiente, ma io sono certo che ci sarà sempre un Ruggero, un politico onesto e un Generale dei Carabinieri che si impegneranno per tutelare le impareggiabili bellezze di Leuca e del Salento: “Mai DAUR”.

Da Giovanni Marrocco il 21 giu 2023
Pubblicazione cartacea

“Un uomo del Sud” Nell’estate del 2016 conobbi casualmente un “Uomo” e fui colpito dal suo viso austero, dalla barba curata, dal suo comportamento che ricordava lo “stile” militare. Seguì un colloquio su argomenti apparentemente banali che mi consentirono di scoprire quanto egli fosse legato alla sua terra natia, a questo amaro Sud che lascia nella vita di ognuno dei suoi figli tracce indelebili di sentimenti profondi e radicati che non si lasciano sviare da prospettive e da chimere. Scoprii il tenace legame col suo paese natio, Ruggiano, con il mare di Leuca, località mitica e leggendaria, la sua passione per la pesca “de funnu” e, dopo altri occasionali incontri, anche la professione esercitata per decenni, quella di medico, ma non quella di scrittore, che mi confidò con molta circospezione solo dopo aver saggiato i sentimenti che animavano il mio desiderio di conoscere e di sapere. Mi fece dono poi del suo ultimo lavoro letterario che non conoscevo. Me ne vergognai! Lo infilai nel “troller” che mi accompagna nei miei solitari viaggi a Roma, ripescandolo qualche ora dopo, mentre la “Freccia Argento” correva veloce tra i filari di alberi di olivo secolari destinati, purtroppo, da una beffarda malattia a scomparire dall’impareggiabile panorama, non solo del basso Salento, tra l’indifferenza sostanziale anche di coloro che dovrebbero proteggerli. Quando alzai lo sguardo ero alle porte di Roma. Senza che me ne avvedessi erano trascorse quasi sei ore dalla partenza da Lecce, avevo dimenticato il “rito” del caffè nella sala ristoro, avevo lasciato alle mie spalle Leuca, la mia casa, i miei indimenticabili “amici”, Lulù, molto dignitosa e riservata e “Ciccio”, spirito libero e senza regole, che preferisce al tepore della cuccia, dominare come una sfinge, dall’alto del muro di confine del terrazzo, il magnifico panorama dei due mari, ma che sa calcolare i tempi giusti per sfuggire tempestivamente alla tagliola delle due ante del pesante cancello di ferro, quando si inoltra per una passeggiata, indisturbato e solitario tra viuzze solo a lui note. Ero stato travolto e affascinato dalla descrizione avvincente del lavoro del Dott. Negro, “JAPIGIAMARA”, che mi aveva riportato alla mia infanzia, a luoghi cari e amati e, attraverso un intreccio di avvenimenti e di episodi, ai mitici Cuc e Vascia, personaggi fantasiosi descritti con grande perizia nel suo bel romanzo. Ed ora il coronamento di questo nuovo capolavoro “LA GATTA NEL MARE CHE SCOTTA”, magistralmente riassunto nella dotta prefazione di Luigi Federici, già mio amatissimo e prestigiosissimo Comandante Generale dell’Arma. Grazie dottor Negro, grazie Giuseppe, grazie amico caro. Anche questa volta hai colto nel segno facendo vibrare le corde del nostro inguaribile meridionalismo: in questo tuo laborioso e prestigioso lavoro che sta per vedere la luce, non hai tradito le ataviche radici, profonde ed intricate di verace “Uomo del Sud”, come quelle appunto dei nostri ulivi.

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