CARRELLO
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Nove sono le rune incise sullo scudo dello scaldo del re di Norvegia Harald III, così come nove sono le lunghissime stanze del suo poema sconosciuto, che egli, Gunnar, si appresta a recitare dinanzi ai soldati, poco prima di affrontare l'epica battaglia di Stamford Bridge.
In questo modo comincia la storia, che sarà narrata sotto forma di romanzo da un fittizio compilatore, il quale probabilmente aveva avuto sotto gli occhi il poema perduto di Gunnar. Le nove strofe corrispondono ad altrettanti macro-capitoli indicati dai segni runici introdotti all’inizio del racconto, segmenti di vita di personaggi che alcune volte sembreranno non avere alcun legame tra di loro.
Paganesimo e Cristianesimo si intrecciano in un affresco di un epoca di enormi cambiamenti. Mantenendo verosimiglianza storica l’opera, con tutte le sue trame minori, si insinua nel mondo vichingo/scandinavo al suo apogeo. Sacrifici e rituali diventano sincretici, ci si battezza poco convintamente, ma al tempo stesso alcuni resistono alla cristianizzazione, proprio quando i poteri dei re esigono un culto dogmatico.
La saga delle nove rune non è un semplice libro, è un atto devoto di amore incondizionato verso la storia e la mitologia nordica, con una cura incredibile nella ricerca di nomi, parole, usanze e tradizioni. Nonostante l’intera vicenda sia un susseguirsi di lotte, tradimenti e lutti, il libro è la rappresentazione più pura del desiderio di vivere e di superare le avversità del suo autore, che trasmette al lettore attraverso il continuo cercare la pace dei suoi personaggi.
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