CARRELLO
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1969 Una donna americana si trasferisce a New York per cercare lavoro. La città è in fermento per i moti di protesta giovanili, il raduno musicale di Woodstock e la guerra del Vietnam. I vicini sono giovani, chiassosi, e a causa di un buco nel muro comunicante con la loro cucina, Mascia si ritrova la casa invasa dagli scarafaggi…
(...) IL SOGNO DELLO SCARAFAGGIO Si può attribuire allo scarafaggio un desiderio? E cosa può desiderare l’insetto più maledetto al mondo oltre a un pasto caldo e un posto umido? Lui sa di essere odiato. Per questo si muove da braccato, eternamente in fuga. Gli animali, gli insetti, si muovono per scopi sostanziali, primari. Ma accordandogli un desiderio, un sogno, a che cosa potrebbe aspirare uno scarafaggio? Io credo alla “visibilità”. Mi piace pensare che sia il suo sogno più intimo, nascosto. È lo stesso sogno di Mascia: quello di essere guardata, non solo vista, con benevolenza e accettazione. L’essere amati include uno sguardo amorevole e di accoglienza. Mi guardano: esisto agli altri. Oggi più che mai, nella “cultura dell’immagine”, la visibilità è sostanziale. La visibilità è vita. Essere evitati, scansati: quanti hanno patito, almeno uno volta nella vita, questo sentimento di ripugnanza? Quanti hanno provato disgusto verso qualcuno? Ogni epoca ha avuto i suoi “scarafaggi umani”. Negli anni Quaranta e Cinquanta gli hipster. Nei Sessanta gli hippie. Negli Ottanta i punk. Tutti refrattari al conformismo sociale. Giovani insofferenti alle regole, al sistema, alle convenzioni, creando propri circoli, gruppi, movimenti, linguaggi, circondandosi della stessa gente, schifando loro stessi gli altri. In tutti noi c’è o c’è stata una volontà di controcultura, di non integrazione al sistema, di voler dire la propria. Giovani anticonformisti e oppositori che costituiscono un popolo nel popolo. Molti di noi ne hanno fatto parte o li sostenevano, ne condividevano gli ideali, la musica, il cinema, la letteratura che scaturivano da quella insofferenza. Dietro questi comportamenti c’è la volontà di disturbare, sfidare, sciogliere i pregiudizi dei benpensanti fino alle provocazioni più abiette. Ma c’è anche compiacimento, autocelebrazione, vanità, orgoglio ostentato della diversità. Voler essere accettati per come si è o si vuole essere. Quando si è giovani si vuole trovare la propria strada, un nuovo mondo, fino al punto di ghettizzarsi, sì, con la propria gente. La ricerca di sé è ricerca dell’amore. (...) Estratto dalla postfazione di Fabrizio Ansaldo.
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