CARRELLO
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Ogni parola ha una trama, quella del racconto che cela tra le sue pieghe. Ce ne accorgiamo a una certa età, quando impariamo a masticare e ad assaporare i ricordi. È allora che cominciamo a considerare le parole come scatole magiche. Prima le pronunciavamo o le sentivamo pronunciare, le usavamo per parlare o scrivere. Adesso le pensiamo come entità che si aprono a noi per sussurrarci ciò che siamo stati, per affermare ciò che siamo.
Ogni nostro ricordo può essere identificato da una parola e ogni parola è come un monumento antico: spetta a noi conservarlo per dare significato alla vita.
L'emotività emerge in numerose definizioni di questo mio abbecedario affettivo: parole legate alla mia infanzia, ai tremori e alle scoperte della prima adolescenza, alla famiglia e alle persone che la frequentavano, ai parenti e ai nonni; insomma una cosmogonia intima che si riverbera nel suono dei singoli lemmi.
Non ho trascurato una serie di termini di peso, di alto significato etico, sociale e politico con i quali ho voluto raccontare le mie scelte di impegno, sia come insegnante, sia come cittadino, dalla giovinezza alla maturità.
Anche questo è un libro che vuol parlare in sordina, con parole piane e versi di una forma poetica essenziale. Un libro che riporta a un silenzio interiore, a un ambiente mentale individuale e intimo, ma non individualista e intimista (per la cronaca, l’autore si definisce “minimalista sentimentale”). Un libro nel quale l’equilibrio espressivo si fonda sulla semplicità e sulla schiettezza del dire. Insomma, dopo i «Francobolli di tempo» (2005) e «Nello specchio del ricordo» (2007), l’autore continua ad andare per la sua strada (che è davvero “sua” e unica) con la leggerezza e la serenità di chi non ha altri obiettivi se non la poesia stessa. (L. C.)
Il libro? Un «mattone», un elemento che edifica, che costruisce, che difende, che protegge, che custodisce... Una pietra angolare della nostra meravigliosa lingua! Caro amico, occorrono paladini come te! (Francesco Zanoncelli)
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