La via che portava agli alberi di mandorlo

Se si potesse estrapolare una frase che simboleggia alla perfezione questo racconto,
essa è nella frase che recita: “Nessuno di loro si ricordava chi avesse preso
l’iniziativa di incontrarsi. Si erano trovati all’improvviso faccia a faccia, quasi senza accorgersene, nella via che portava agli alberi di mandorlo. Cosa li aveva spinti? La spontaneità”.
Ecco, la spontaneità è la cifra caratterizzante questo racconto che lascia il
lettore quasi senza fiato in un tourbillon inesausto di fatti più o meno quotidiani, di eventi, di personaggi le cui esistenze a volte si sfiorano soltanto, altre si incrociano, altre ancora si sormontano in un saliscendi che sa di agrodolce. Ci piace definire la penna che ha creato questa agglomerante e credibile tranche
de vie “confusa e felice”, perché confusamente felice, o felicemente confuso è lo sfarfallio di emozioni, di sensazioni quasi primordiali e scorticate che abita il racconto.