CARRELLO
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di Lino Schena (Autore)
Dal primo viaggio in America Latina del 1981, all'ultimo del 2023, sono passati 42 anni e i cambiamenti sociali e politici in quel continente sono stati enormi, ma sono andati di pari passo con la consapevolezza e il disincanto con cui io, negli anni, ho osservato l'evoluzione, i miglioramenti e le ricadute di quei paesi che hanno così tanto in comune. Negli Anni Ottanta del secolo scorso, il mio primo impatto con il Sudamerica fu devastante e — credetemi — c'erano tutte le ragioni perché fosse così: ero impreparato per quel mondo in apparenza tanto vicino culturalmente, ma che io trovavo ancora ostile e persino difficile da capire. Era la visione che poteva avere il turista che viaggiava in gruppo, avendo interesse e tempo solo per i monumenti, per la grandiosa archeologia o per i paesaggi naturali di quelle terre. Tutto è cambiato quando ho cominciato a muovermi con una diversa percezione delle cose, cioè come un viaggiatore, in compagnia di mia moglie e privo di programmi definiti da rispettare, ma vi-vendo alla giornata e senza mai fare troppi calcoli circa il miglior impiego dei giorni successivi, cioè lasciando aperta ogni possibilità. Ho imparato a frequentare i mercati veri e quindi privi di turisti, ad ammirare i lasciti culturali della prima colonizzazione, gli stessi che mi hanno fatto innamorare del barocco e apprezzare anche i cimiteri, che ho sempre cercato di visitare, perché — sono convinto — per comprendere l'America Latina non si può prescindere da questi tre elementi: i mercati, le chiese e i cimiteri. Anche il mio modo di viaggiare, col tempo, s'è fatto più consono ai luoghi visitati: in gruppo e usufruendo di auto o pullman privati si dimezzeranno pure i tempi, ma il contatto con la gente è nullo e, se sei il tipo cui interessa solo l'archeologia o i musei, allora può andare bene così, ma, se cerchi di capire il paese, devi imparare a muoverti usando i mezzi pubblici e con il ritmo della gente locale.
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