CARRELLO
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di Marco Sorgia (Autore)
I santi ci vengono proposti come esempi da seguire, ma la vita di san Benedetto Giuseppe Labre (Amettes, 1748 - Roma 1783) potrebbe lasciarci perplessi per la sua scelta così radicale, difficile da imitare. Il papa Benedetto XVI in occasione del suo 85° compleanno l'aveva definito come "un santo difficile da emulare". Infatti, questo santo fin dalla giovane età si sentiva chiamato ad una vita particolarmente austera, ma per la sua costituzione gracile nessun ordine monastico lo aveva accolto. Per ispirazione divina segue la sua vocazione di pellegrinare come mendicante, verso i principali santuari italiani ed europei. Vive di quel poco che può raccogliere lungo la strada, non chiede l'elemosina e se qualche volta accetta qualche aiuto è pronto a condividerlo con chi è più bisognoso. Non tutti riescono a capirlo, forse perché non riescono ad andare oltre alla apparenza del mendicante, dello straccione e del pidocchioso. Chi, invece, riusciva a guardare oltre la semplice apparenza, vedeva il santo che si era offerto vittima di propiziazione, implorante la grazia, la misericordia e il perdono per i peccatori. Con la sua scelta di vita aveva voluto essere immagine del Cristo sofferente a causa delle offese fatte a Dio. Certo il suo modo di vivere sarebbe difficile da emulare, ma è comunque un forte richiamo verso l'essenziale, ricordandoci che Dio da solo basta, e che l'essenziale è conoscere Dio ed amarlo. San Benedetto Giuseppe Labre, nelle tante ore trascorse in preghiera, ci insegna che stare con Dio, non ci estranea dal prossimo, ma anzi ci apre ai bisogni di ogni fratello; perché solo nell'amore di Dio i nostri occhi riescono a vedere oltre il nostro limite.
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