CARRELLO
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Regno d'Italia, 1861. Tra due mondi, quello antico del re Borbone e quello nuovo del re Savoia, un eroe napolitano lotta per riconquistare la vita. Il Regno delle Due Sicilie ha cessato di esistere, cancellato dai cannoni rigati piemontesi, e il re Borbone è fuggito in esilio presso il papa. Francesco Saverio Anfora di Licignano, reduce dall'assedio di Gaeta e dalla prigionia, sceglierà di ritirarsi a vita privata dopo una eroica carriera militare. La sua vita dovrà così riprendere in una Napoli non più capitale di un reame, ma semplice provincia del nuovo Regno d'Italia. Questa è la sua storia.
“L’eroe di Gaeta”, volume che si inserisce nel ricchissimo e ferace solco dedicato al Risorgimento Italiano, periodo storico al quale il nostro Domenico Anfora, nato a Catania il 24 aprile 1967, ma di conclamate origini casalesi, laureato in Scienze dell’Amministrazione e 1° Maresciallo dell’Aeronautica Militare, ha dedicato molti dei suoi appassionati studi storici. La passione, appunto, è questo il motore che ispira questo come i suoi altri lavori editoriali, tanto che è legittimo chiedersi se ha senso chiamare fatica ciò che è fatto, appunto, con passione! Frutto di rigorose ricerche “L’eroe di Gaeta”, descrive alcuni degli episodi accaduti nel fatale 1861, anno della lotta tra due mondi, quello antico che sta per crollare, anzi veramente il Regno delle Due Sicilie ha già cessato di esistere, cancellato dai cannoni rigati piemontesi, il mondo da ancient régime di re Francesco II di Borbone, detto Franceschiello, fuggito in esilio presso il Papa suo stretto alleato per scampare a «L’aggressione d’una potenza che si diceva amica» (Ordine del giorno del Re, 14 febbraio 1861), e quello nuovo di re Vittorio Emanuele di Savoia, nel quale è trattata con dovizia di particolari la vicenda storico-biografica di Francesco Saverio Anfora di Licignano, un eroe borbonico. È a Gaeta, oggi famosa località a sud di Roma e fino a ieri carcere militare, ma allora noto per essere il primo possedimento dello Stato Pontificio per chi veniva da Napoli, che re Francesco II di Borbone cerca di organizzare la sua ultima, strenua difesa dopo la caduta di Napoli e la sconfitta nella Battaglia del Volturno. Francesco Saverio Anfora, è il più giovane ufficiale superiore del Real Esercito Borbonico, e partecipò con valore alla difesa del Garigliano e della piazzaforte di Gaeta. In tre mesi di assedio i piemontesi spararono circa 60 mila proiettili dal fronte di terra e 7 mila dalla flotta. La piazza armata ha risposto con oltre 35 mila proiettili. Le perdite tra la guarnigione furono pesanti, raggiungendo un quarto del numero totale, cioè circa 2800 tra caduti, feriti e infermi. Oltre un migliaio sono stati i caduti e i feriti a causa dei bombardamenti. Non meno letale, però, fu il tifo, che provocò la morte di 3 generali, 6 uffiziali, come scritto nel testo che riporta molti documenti dell’epoca, e 307 individui di truppa. I poveri cittadini di Gaeta, prima della resa avvenuta dopo 93 giorni d’assedio, hanno pagato l’assedio con circa 200 morti. Molte di meno sono state le perdite degli assedianti, ben protetti e sparpagliati sulle colline: circa 50 caduti e 350 feriti. Dopo la prigionia Francesco Saverio Anfora, tornato a casa, lottò per riconquistare il diritto a vivere in una Napoli ormai ridotta a semplice provincia, in un meridione d’Italia tragicamente caratterizzato da una sanguinosa e crudele guerra civile. Questo è il sunto della sua vita, dall’infanzia nel palazzo di Licignano alla sua maturità e i suoi amori a Napoli.
L’autore ha preso spunto dall’interessante e avventurosa vita dell’ufficiale borbonico Francesco Saverio Anfora di Licignano per narrare un periodo cruciale della storia del meridione d’Italia, quando crollava sotto l’audace azione di Giuseppe Garibaldi e sotto il tiro dei cannoni rigati piemontesi l’antico Regno delle Due Sicilie. Il protagonista, appartenente al vecchio mondo borbonico, raggiungeva re Francesco II per l’ultima romantica e disperata resistenza nella piazzaforte di Gaeta. Il romanzo è strutturato su due parti: la prima che è ambientata nel 1860-61 e narra l’avventura militare dell’ufficiale; la seconda che è ambientata nel dopoguerra, ma inframmezzata da flashback che narrano sequenze dell’infanzia, in una Napoli miserabile e non più capitale, dove Francesco ricostruisce la sua vita e trova i suoi amori e le sue passioni. L’idea, non so se originale, ma sicuramente efficace, dell’autore sta nel fatto che fa sviluppare il romanzo attraverso due narratori, uno esterno che narra anche fatti generali, uno interno, il protagonista, che racconta ciò che vede attraverso i suoi occhi, la sua mente, il suo cuore.
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