CARRELLO
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Memorie di guerra e di prigionia di un soldato italiano è un colorito diario di cinque anni di vita militare, prima come soldato e poi come prigioniero di un giovane italiano della borghesia romana che parte come volontario in Africa, alla volta dell'Etiopia e dell'Eritrea .
L'entusiasmo dei suoi venti anni non si spegne mai, fino alla fine del racconto. Lui incontra un continente nuovo e ne descrive le bellezze dei luoghi, le abitudini delle popolazioni e quando scoppia la guerra si ritrova in trincea nello sforzo quotidiano di sopravvivere . Mette in azione la sua inventiva, il suo coraggio, la spericolatezza senza freno che lo sostiene e lo incoraggia a non arrendersi alla brutalità, alla nostalgia, alla mancanza d'affetto, anche e soprattutto quando viene fatto prigioniero.
In quel periodo fatto di speranza di tornare a casa, sfrutta tutte le risorse che madre natura gli ha fornito e ne esce un racconto che ha dell'incredibile. Niente morte in questo diario, molta baldanza giovanile, poesie, avventure amorose.
Ho un bisnonno, anzi no, un nonnobis (lui si faceva chiamare così), che ha vissuto per cinque anni come soldato e prigioniero italiano di guerra, dal 1940 al 1945. Lo ricordo come il nonno che cantava le canzoni francesi e inglesi e suonava l’armonica a bocca. Passeggiava per km nei parchi di Roma sempre armato di berretto e bastone e adorava mangiare il pesce quando veniva a trovarci in Puglia, era una buona forchetta, e nonostante il suo fare un po’ burbero, aveva sempre una storia da raccontare a tutti. Mi diceva che ero una “star” e che ero l’unica cantante giovane che faceva capire l’inglese. Me lo sono goduto a distanza per 15 anni, direi parecchio per essere un nonnobis, poi a 90 anni passati ci ha lasciato. Vorrei che esistessero più ventenni nonnobis come lui oggi. Ho letto di cinque anni di avventure, pericoli e aneddoti incredibili. Luc, così si faceva chiamare, si spostava continuamente, ha attraversato quasi tutta l’Africa e l’Inghilterra. Tra abitudini dei selvaggi, attacchi dei nemici, trincee, ci fa conoscere poi anche il suo lato scaltro, traendo scherzi e tranelli agli ufficiali, rubando cibo di nascosto, conquistando tutte le infermiere degli ospedali e le mogli dei colonnelli inglesi. Questo libro è un suo diario di guerra di sole novanta pagine, leggero e appassionante nonostante il contesto storico. L’ha curato e rivisto mia nonna con molta pazienza, convinta del potenziale narrativo che avrebbe potuto avere. La prima cosa che ho pensato è stata che oggi non ci sono più persone così. Non abbiamo più coraggio, astuzia, spirito di adattamento e basta veramente una stupidaggine a farci abbandonare i nostri obiettivi o i nostri desideri. Nonnobis Luc, spero di essere una discendente degna dell’intelligenza e dello spirito di vita che avevi. Ovviamente vi consiglio di acquistare e leggere questo piccolo libro online... potreste pensare che sono di parte, eppure io un uomo così non l’ho mai conosciuto.
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