CARRELLO
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Una serie di strani incendi in città, un imbianchino che si scopre rockstar, avvistamenti marziani e santi improbabili. Una leggera follia attraversa una Trieste reinventata del '77, tra le indagini dell'ispettore Patellaro e i discorsi su di un cupo futuro che riempiono l'Osteria del Cigno Nero. Può un libro ironico risultare in qualche modo politico? Si può raccontare la storia di questo Paese attraverso buffi personaggi protagonisti di una vicenda apparentemente di fantasia? Probabilmente no. Ma "Papà fa buseti col trapano" ci riesce.
Buonasera, questa la mia ultima lettura 😊 Andrea Mitri, "Papà fa buseti col trapano" Le vicende e i personaggi di questo libro mi hanno coinvolta e proiettata in un passato dai contenuti alquanto attuali, vedasi gli educati e sommessi scioperi dei lavoratori portuali, o i pensieri alterati di cospirazione virale o ancora di giudizio salvifico a sfondo religioso che sono espressi a più riprese da persone considerate dai più come 'insane di mente' ma che in realtà trovano il loro spazio e rispetto nel mondo dei 'normali'. La lettura scorre piacevole e a tratti risulta anche divertente, a volte ti fa sentire forte la nostalgia di quel passato. Il libro affronta il tema amicizia a più livelli, qualche amore, descritto saltuariamente ma in maniera molto efficace, con dei bellissimi momenti tipo "si presero piano…perché così gli venne. Celebrarono, a loro insaputa, la lentezza in amore”. C'è anche un velo leggero di politica, malaffare, estremismi singoli e collettivi, dai quali affiorano riflessioni profonde e considerazioni che si intravedono appena, lasciando il giusto spazio alla fantasia e al libero pensiero del lettore. Una cosa mi ha colpita di questo libro: la forma. Che forse non è proprio la classica di un romanzo di narrativa, arriva come fosse un grande racconto corale a incastro. Confermo quanto già espresso in precedenza per le due opere di racconti brevi dell'autore, per me qui ci sono ottime capacità di narrazione, efficaci anche nel racconto lungo. Si narra di un’estate particolare, quella del 1977, in una città italiana ai confini del nord. La vita della comunità viene accesa da ripetuti incendi di natura dolosa, che vanno a colpire senza un apparente motivo diversi luoghi intorno ai protagonisti. Un clima di follia pare diffondersi contagioso, tutti sembrano un pochino 'impazzire' e proprio nel periodo storico che coincide con la chiusura dei manicomi. L’ispettore Patellaro, appena trasferito dal sud, cerca di portare luce sui fatti e scovare i responsabili piromani, compatibilmente con i suoi tempi e le sue modalità operative. Nello sfondo appare di riflesso costante un ragazzo autistico, Piero, per il tramite del diario della persona che lo assiste, Marco. L’introspezione che Marco fa sulla malattia di Piero e le conseguenti difficoltà relazionali sono una sorta di raffinato e discreto trampolino di lancio verso il cuore del romanzo. Fanno riaffiorare delicatamente ciò che lui stesso non chiama con il vero nome: passione. Passione per entrare in contatto con l’essere umano, anche malato, esigenza personale di arrivare alla comunicazione e condivisione emotiva, anche nel caso precario della malattia seria, come quella di Piero. Il diario di Marco funge anche da elemento collante per la sequenza temporale delle vicende. Il fuoco, inteso come metafora di combustione degli elementi vitali, è forse l’elemento centrale della storia, che però non si risparmia temi sociali sia importanti che leggeri, quali possono essere decisioni sanitarie di rilevanza o avvistamenti di ufo. Buona la suspense e gli indizi lanciati qua e là con i quali si mantiene nel tempo l'incertezza della spiegazione del caso. I diversi personaggi vengono presentati in brevi capitoli non consequenziali, e piano iniziano ad incastrarsi e relazionarsi nel contesto. Tutti sono ben definiti con una coerente caratterizzazione frammentata nello spazio. All’inizio mi sono trovata un pochino spaesata dai continui cambi di scena, poi man mano mi sono affezionata a tutte le vicende e non ho più sofferto per la loro sospensione temporale. La parte per me più bella è di certo l'approfondimento psicologico in prima persona di Marco, spicca e spezza la narrazione in terza di tutti gli altri e caratterizza questo personaggio dandogli una profondità emotiva importante. Ho apprezzato anche la storia di Mirko, che stravolge la sua vita per dedicarla ad un mode easyfreakrock. Incantata da Gertrude la Tedesca, personalità complessa, sorprendente, soprattutto quando all'improvviso abbatte i suoi muri. Fa scogliere. Che dire del vigile del fuoco? Io i vigili del fuoco li adoro a prescindere, ma il Mattiassi è troppo simpatico! Una nota di merito anche alla giovane poliziotta Vascotto, autista del Patellaro. Racchiude in sé un dolce nucleo pulsante, protetto dalla ruvidità di una corazza pronta a cedere quando occorre. E di solito, nessuno comprende meglio l'occorrenza, di chi ha per varie ragioni eretto una corazza. Battute semifinali dolorose, finali nostalgiche. Stile linguistico certamente molto particolare, elaborato e mai banale, espressivo, a me molto gradito. Trabocca di ironia, un elegante e insolito umorismo, è arguto e ricercato. Insomma, un altro buon lavoro, i miei più sinceri complimenti!
Andrea Mitri è una penna raffinata e originale in grado di circonfondere il lettore con atmosfere triestine degli anni Settanta. Il plotting della storia è sorprendente perché i piani della narrazione s’intrecciano tra l’originale follia di personaggi, che sembrano entrare dalla porta del Cigno Nero (osteria teatro), direttamente nella cucina del lettore, grazie alla maestria con cui l’autore infila le parole, una dietro l'altra, efficaci, originali, indispensabili: “…un volersi bene profondo, passava in quel gruppo attraverso lo sfottorio rimodellamento del mondo, quasi che ricomponendolo dopo averlo dissacratamene frantumato, il mondo stesso potesse risultare meno gravoso alle persone che in quella piccola parte lo abitavano” sono parole dell’autore. La rilettura è allora fondamentale. Indagini semiserie dell’ispettore Patellaro per rintracciare l’autore di una serie di strani incendi che si verificano a Trieste. Un’umanità “sopralerighe” attraversa le pagine e le colora di venature di sana e lucida follia: quella di Maria, una donna votata alla preghiera collettiva dei Santi, dell’imbianchino che si scopre rockstar, ma che non può cantare a comando, o del medico con teorie da ricercatore e quella del gruppo di amici pronti a scommettere sulle proprie attitudini seduttive a discapito di un’avvenente e ruspante pittrice tedesca che però sa il “fatto suo”. Tutto questo sarebbe già una narrazione brillante, l’autore intreccia microstorie, che potrebbero essere addirittura racconti autonomi, con una fluidità e senza soluzione di continuità. Ma ad Andrea non basta, fa di più: ci fa sbirciare tra le pagine delicate, poetiche ed emozionanti del diario di Marco, educatore di un ragazzo autistico e con leggerezza ci conduce in una dimensione parallela. Insomma una lettura da non farsi sfuggire. Poi mi saprete dire!
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