CARRELLO
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Don Renato De' Boeri, con l'occasione della prossima tornata elettorale del Comune di Litaia, decide di “scendere in campo”. Le cartelle in scadenza, i pignoramenti in arrivo e gli usurai alle porte lasciano poca scelta al vecchio patriarca, che si trova a dover ricorrere, in fretta, all'ultimo refugium peccatorum a lui non ancora precluso: la politica. Fin dai primi passi di questo nuovo viaggio, però, Papà René, come lo chiamano tutti, si accorgerà di non aver ben valutato le conseguenze di tale decisione, né i compagni di strada da cui viene sostenuto. In un'ambientazione in cui né il tempo né il luogo vengono definiti, il romanzo (finalista al concorso letterario IoScrittore 2020) narra le tante sfaccettature di un provincialismo tipicamente italiano, ove gli abissi morali e la volontà di riscatto si trovano in perenne contrapposizione, in una lotta non solo fra i vari protagonisti, ma soprattutto con sé stessi e con l'intimo dell'animo di ognuno.
Ho letto tutti i romanzi e i racconti di Cesare Bartoccioni e la cosa che non finisce mai di stupire è la sua capacità di cambiare sempre genere e prospettiva, il suo eclettismo, con uno stile che ormai possiamo definire maturo e che nel tempo si è progressivamente affinato e asciugato, acquisendo fluidità, pulizia ed efficacia. Questa volta l’autore fa un’incursione in quelli che sono vizi profondamente radicati nella mentalità italiana e se in passato questa caratterizzazione poteva essere riservata ad alcune regioni del sud, ora è difficile fare distinzioni di tipo geografico. Tant’è che l’autore non identifica il luogo e il tempo nel quale la vicenda si svolge, attribuendole in questo modo un valore paradigmatico che diventa ancora più significativo nel momento in cui il lettore si sofferma sul nome della città immaginaria nella quale la vicenda è ambientata, ovvero Litaia (non sveliamo altro per non togliere al lettore il divertimento di sciogliere i messaggi impliciti nei nomi stessi!). Protagonista della storia è Don Renato De’ Boeri, detto Papà Rene’ in virtù del suo atteggiamento sempre bonario e accondiscendente verso i suoi concittadini che lo stimano e lo rispettano. Papà Rene’ è un possidente che ha costruito il suo patrimonio con il lavoro duro e onesto, ma ora, a causa di eventi naturali sfavorevoli e a causa dei molti vizi del figlio Gian Valerio, è finito nelle grinfie dell’usuraio Don Ciccio Talleri e dell’oscuro Barone Licata, vero padrone di Litaia. Papà René sarà il capolista/testa di legno alle prossime elezioni, manovrato secondo la volontà dei due ambigui individui, o almeno è questo ciò che loro hanno in mente. Il buon protagonista, un po’ per la sua ingenuità, un po’ per i debiti che ha contratto con l’usuraio, non può sottrarsi a tale incombenza, è incastrato. L’epoca dei fatti è vagamente riconducibile ai primi decenni dopo l’unità d’Italia, con un’ambientazione curata e suggestiva e con tutti i personaggi ben tratteggiati e caratterizzati. La scrittura è nitida e scorrevole, così come i dialoghi. Il personaggio di Papà René, un misto di tenera bontà e ingenuità alla Forrest Gump, spicca sugli altri, rendendolo subito simpatico al lettore, fino all’epilogo del comizio in cui l’orgoglio latente nell’uomo si fa sorprendentemente strada fra gli altri sentimenti e prorompe in un vero e proprio atto di rivolta, pieno di coraggio e di presa di coscienza della propria situazione. Anche la figura del figlio Gian Valerio, con accezioni decisamente negative all’inizio della storia, piano piano si evolve, si trasforma, fino ad assumere i tratti dell’angelo vendicatore, incurante delle conseguenze e pieno di orgoglio per quel genitore così particolare, al quale vuole restituire tutta la sua dignità di uomo onesto. Ciliegina sulla torta il ruolo che sottotraccia ha la domestica di Don René, Venusia, la quale, nel silenzio, contribuisce in modo determinante all’epilogo finale. Ancora un’ottima prova di Cesare Bartoccioni!
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