Parole in bilico

Vi sarà capitato, almeno una volta, di ricevere le chiavi di una casa dal proprietario potendo così entrarvi senza dover bussare. Autorizzati quindi a varcare la soglia, calpestare i tappeti, aprire le porte, indagare le foto, perché no anche sbirciare nelle intercapedini polverose che si divincolano tra titoli e quarte di copertina, sugli scaffali appesantiti dal peso della memoria che ognuno di noi ha l'istinto di conservare. Ecco, Lucrezia Lenti in "Parole in bilico" ci ha affidato la chiave più piccola del suo scrigno di suoni, colori, odori, pulsazioni, certezze, dubbi, speranze e timori quotidiani messi in versi senza mai affondare, e rovinosamente cadere, nell'affannosa e banale ricerca di una rima fine a se stessa. Uno screenshot non ha bisogno di rima. La narratrice così si apre e racconta. Stende e spalanca alla pubblica lettura tutto, quasi tutto, chiunque al suo posto forse avrebbe voglia di dire. Ma scriverlo è un dono. Farlo in versi, un talento di più. L'autrice, donna-madre-docente-moglie-cittadina-credente, parla di tutti, di tanti, di sé e di chi - non nominandoli mai - conosce e descrive guardando alla vita "con il coraggio dell'aquila e la leggerezza del vento".