Provvisori come squarci d'azzurro

Lu Paer scrive dalla solitudine della sua personale trincea, mentre fuori la bufera della normalità sconquassa gli esseri umani che si accontentano di masticare e banchettare. Per la poetessa bellunese la gioia di vivere appartiene agli animali, all'erba, agli alberi. Per gli uomini è solo un'illusione, troppo impegnati a fuggire dal dolore, finanche dalla memoria della sofferenza.
Il tema del dolore caratterizza la raccolta, ne costituisce il centro dal quale si allargano infiniti cerchi d'acqua a lambire le sponde di chi ne legge i versi. Un dolore che, però, non è mai fine a sé stesso, né oggetto di mero esercizio e compiacimento letterario, bensì un amichevole invito a non rivangarlo nella memoria e a vivere il presente nel rispetto di sé e dei propri ideali. Perché "Da certe soglie non c'è ritorno/ Una vita difficile mi fa spavento/ ma l'indifferenza mi fa ribrezzo".