CARRELLO
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Questo libro parla di Narro, un piccolo paese dell’alta Valsassina. Parla di vacanze, chiacchiere, passeggiate. O forse no? Nel moto ondulare di pranzi e parole il discorso prende il largo. Ed ecco che Narro diventa il paese di un’altra vita, di riflessioni e di attese. Forse per quel crinale dei monti, dove il desiderio di futuro e la stabilità delle radici s’incontrano.
Ho avuto il piacere di iniziare Saluti da Narro durante un breve soggiorno, ospite fra le splendide vedute panoramiche dei suoi orti sulla valle e i soleggiati prati di Giumello percorsi dalla familiare piacevole brezza di mezzogiorno. Luoghi dove da piccola trascorrevo le vacanze estive. Finirlo qualche giorno dopo il mio ritorno a casa ha significato prolungare l'esperienza di quella vacanza. Ed è stato come se il tempo si fosse fermato, sovrapponendosi ad una realtà della memoria, custodita nelle sue pieghe invisibili, una realtà parallela che di fatto non si è mai compiuta. Come se si fosse schiusa una porta del ricordo mai vissuto, ma presente nell'infinito campo temporale delle possibilità, probabilmente in un'altra dimensione. Luoghi ritrovati, custodi di avvenimenti, di momenti di vita che recuperano il respiro appena evocati. E questi luoghi sono quasi uguali, dove quasi è la chiave del sogno, verosimile ad una realtà dimenticata ed improvvisamente recuperata, ma in alcuni momenti mai avvenuta. Eventi sognati e vissuti si sovrappongono. Spesso porte chiuse e ostinate lungo i viottoli, rese sorde della loro prolungata solitudine, in sospeso, in attesa. In attesa di un' altro autunno, della neve silenziosa di un altro inverno, fino alla primavera e alla promessa di vita di una nuova estate che ripopoli le case e i sentieri del paese e dell'alpe. Almeno per la breve stagione della villeggiatura e del sogno, quando le presenze reali convivono con i fantasmi tenuti in vita dalla memoria di chi sa e dei racconti, facendosi compagnia. Ed ecco una vacanza sulla soglia di un giovane autunno fuori dal regno del tempo, dilatato, un'impossibile stagione perfetta, ancorata al racconto del libro di un giorno di dicembre in cui ricordi e consapevolezza espandono il tempo in un respiro quasi senza fine. Un tempo in parallelo. E se è vero che il tempo è nella mente, ho passeggiato fra i miei frammenti di sogno di un crepuscolo senza confine , come una bambina sui prati della fanciullezza.
Il racconto di Artemio Magistrali possiede un ritmo incalzante anche grazie all’artificio letterario che lo sviluppa nell’arco temporale di una notte e di un giorno. Sullo sfondo il paesaggio montano dell’alta Valsassina, in primo piano i personaggi che via via scorrono in una serie di fotogrammi: alcuni storici che sembrano riaffiorare da un passato antico, altri attuali, villeggianti che animano il paese d’estate e poi i personaggi familiari. Tra i personaggi, centrale è quello della nonna, che suggerisce molte risposte alla ricerca di senso: nell’accoglienza, solidarietà e cura delle relazioni familiari, nella lucida consapevolezza di appartenere ad una comunità, nella vita spesa nella prospettiva dell’altro. Altro tema affrontato, molto caro all’autore, è quello della vita nei borghi montani che vedono un inesorabile decremento di popolazione e quindi si avviano ad una prospettiva di comunità morente, fatta eccezione per la breve presenza di villeggianti estivi come in una fuggevole primavera alpina. Dal racconto emerge via via una grande ricchezza di significati legati al tema della seconda vita. Per l’autore la “seconda vita” rappresenta tutto ciò che di profondo possa esserci al di là della vita biologica: per esempio la consapevolezza di appartenere ad una comunità che si alimenta di relazioni autentiche e in questo tessuto umano, dà valore alla vita che arricchisce la vecchiaia con il suo prezioso bagaglio di esperienze. Per “seconda vita” intende anche tutto ciò che eleva e attrae alla Bellezza attraverso la musica, l’arte, la letteratura…. Il racconto assaporato tutto d’un fiato, richiede poi una seconda lettura lenta per cogliere la poesia di alcuni passaggi: la nevicata notturna che richiama suggestioni dell’infanzia, il fascino di alcune atmosfere evocate nella vecchia casa di famiglia, il passato che riaffiora attraverso la raccolta di vecchie cartoline, la nostalgia del paese che “non era più quello di prima… con la solitudine dei vicoli… e la porticina in miniatura per le uscite del gatto che da sola suscitava una tenerezza struggente…”.
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