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Sono nato così

Sono nato così

di Vincenzo Mazzeo (Autore)

Narra di Salvatore, uomo sempre in ricerca e in costante bisogno di dare un senso all'esistenza.

Informazioni editoriali

Data di uscita
2018
Editore
Youcanprint
ISBN
ISBN
9788827827581

Recensioni clienti

3 su 5 stelle sulla base di 1 Recensioni
Da vincenzo Mazzeo il 22 mar 2021
Ebook

Franco Rizzi Martedì 10 luglio 2018 Il protagonista del libro, Salvatore, nato da uno stupro subito dalla madre, a diciassette anni lascia la Calabria e viene al Nord in cerca di fortuna. Nel romanzo scorre tutta la sua vita in una sorta di passato, frutto della memoria, e di un vissuto presente che non gli risparmia dolori e sofferenze. Nei capitoli finali, infatti, dopo che gli era morta la moglie Margherita e la mamma Angelina, perde drammaticamente anche il figlio ma ritrova l’affetto di un nipote che lui ha accolto in casa senza farsi problema per la sua diversità. Nel romanzo sono presenti e si intersecano continuamente due mondi, quello del Sud, la Calabria, e quello del Nord, la Brianza. Mazzeo riesce a leggere dentro queste realtà e a far emergere valori e disvalori, tendenze, costumi, tradizioni antiche e, evidenti, le contraddizioni che scorge in entrambi. Il romanzo non è solo la rappresentazione di due mondi, è anche l’analisi di due periodi storici diversi, il passato legato all’infanzia trascorsa in Calabria, un mondo che ora esiste solo nella memoria di chi se ne è andato e che è stato con il tempo stravolto, e l’oggi, con tutti i suoi vantaggi e le sue distorte implicazioni. Una di queste è, sicuramente, la disgregazione della famiglia, che tocca anche realtà molto vicine al protagonista. Quella famiglia che per Mazzeo, invece, doveva essere come i chicchi rossi e lucenti del melograno, attaccati gli uni agli altri, che lui non a caso ha messo nella fotografia di copertina. “Vedete questi chicchi, stanno insieme perché sono uniti. Solo se li stacchiamo - dice il padre di Fortunato a pag. 152 - si separano. Bene, la nostra famiglia deve essere sempre come questi chicchi, nessuno di noi deve lasciarsi staccare dagli altri”. E così, di pagina in pagina, il romanzo si snoda dispensando giudizi sulla società contadina che Salvatore ha lasciato, su un certo modo di essere chiesa che sta sempre dalla parte dei ricchi e dei malavitosi, sul senso religioso della vita, sul ruolo della donna diversissimo nei diversi contesti analizzati, sul fenomeno dell’immigrazione, sugli aspetti sociali dell’oggi, sui vantaggi e le ambiguità della modernità, su certi aspetti dell’attualità, compreso il ‘leghismo’ propagandato dal fratello di Salvatore, un terrone che invece di sposare una donna sposa la Lega. Presente anche l’amore. In primo piano quello per la moglie Margherita, che è venuta a mancare ma con la quale Salvatore continua delicatamente a parlare in un dialogo intimo e intenso e poi quello con Teresa, il suo primo amore giovanile in Calabria, che ritrova in Brianza dopo che lei è stata lasciata dal marito. Quanto alla scrittura, Mazzeo riesce a destreggiarsi nei tempi verbali, privilegiando il presente e prolungando gli incontri di Salvatore con i vari personaggi dentro dialoghi che lui rievoca e continua nel tempo. La tecnica è particolare e personalissima: lui suggerisce gli atteggiamenti e in molte parti del romanzo sembra che stia scrivendo un testo teatrale dove importante è la sceneggiatura e il modo di recitare la battuta, alzando o abbassando il tono di voce. Non mancano poi gli spunti in cui lui, appassionato studioso di filosofia, fa emergere le sue massime che sono vere indicazioni di vita o, comunque, pensieri che fanno riflettere. Lo fa alla sua maniera, mettendo spesso le parole in bocca alla madre che parla nel suo ‘comprensibilissimo’ dialetto calabrese. “E’ nu figghiu di mamma, nu cristianu come tutti l’atri. (rivolta al nipote che si è scoperto gay) o ancora Sti fimmini di oji, ne capisciu o Oji avimu u pani, ma ndi manca l’anima”. Quella madre così sapiente da poter scherzare anche con la morte: “Tutti avimu i moriri, quando arriva sugnu prunta”. Oltre alla figura della madre, che ha subito la vergogna dello stupro e che poi è stata abbandonata dal compagno di cui si era innamorata, mi ha molto colpito, nella prima parte del libro, un personaggio fuori campo che poi, a ben guardare, in campo è ben presente. Mi riferisco al personaggio di Saru, che definirei l’albero della Conoscenza,da cui tutti coloro che lo stanno ad ascoltare possono trarre frutti positivi. Saru che invitava i giovani a lasciare la Calabria, perché da sempre vi governano i mafiosi, i politici corrotti e i padroni. Saru che si batteva perché i contadini avessero un pezzo di terra e una loro dignità, che manifestava la sua rabbia perché invece si accorgeva che non cambiava nulla, Saru che un giorno verrà trovato morto ai piedi di un olivo e per il quale, essendo nemico dei potenti del luogo, il parroco rifiuterà il funerale religioso. Insomma, per concludere, un libro che dà motivo di pensare e che vivamente consiglio di leggere. ‘Truzzamu’ quindi a questo nuovo impegno editoriale di Vincenzo Mazzeo e ‘assettamundi’ per una buona lettura.

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