CARRELLO
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Storie di viole di Chiara Saccavini pubblicato il 2014
L’autrice dedica al piccolo fiore non tanto, o meglio non solo, una indagine in ambito botanico quanto una ricerca sulla singolare stratificazione di storie, leggende, miti che hanno fatto della viola un simbolo per gli Egizi non meno che per Greci e Romani e via via sino a D’Annunzio e all’oggi. Non tutti i fiori godono, nei millenni e nei diversi continenti, di tanta costanza di fortuna e di interesse. Può valere, forse, per le rose, forse per i gigli ma certo stupisce che valga per un fiorellino apparentemente così modesto e poco appariscente come le viole. Nei dieci fittissimi capitoli accompagnati da una ampia bibliografia, l’autrice conduce, piacevolmente, il lettore lungo un percorso che riserva non poche sorprese, che stupisce, affascina, interroga. La sapienza della botanica e della esperta vivaista si incrocia con altre “Sapienze”, per condurre lungo i sentieri dell’esoterismo, dell’astrologia, delle religioni ma anche della psicologia, dell’arte, musica e letteratura. A rappresentare tutte le “dimensioni” di una pianta “umile e preziosa” “in un mondo di carne e di spirito”. Perché delle viole, in tutti i tempi, “hanno scritto più poeti e letterati che non botanici”. Le conosciamo meglio – scrive l’autrice – attraverso la poesia che attraverso i trattati. Shelley e Shakespeare, Saffo e Omero, Dante, Goethe, Leopardi fino ad Ungaretti e Pasolini…la viola esce umile vincitrice dal confronto con la più appariscente rosa “in un frullo di significati ed immagini attraverso i secoli, resistendo a mode che cambiano, costumi che evolvono, lirismi che si rarefanno”. Chiara Saccavini, intorno a questo fiore, svela millenari intrecci, legami, influenze. Attributi che le sono riconosciuti in una civiltà si ritrovano, carsicamente riaffiorati, in luoghi e epoche lontanissimi. E’ un fiore che da sempre intriga sapienti e mistici, poeti e santi, scrittori e musicisti. Incredibile se si pensa alla sua modestia. A colpire, nel racconto della Saccavini, è anche la “indipendenza” che la viola sembra ribadire nei confronti dell’uomo. Egli si affanna a selezionare varietà per le mode passeggere, ma lei lo sopravanza nel rinnovarsi auto-creando forme sempre nuove. L’uomo è costretto a piegarsi all’impossibilità di farne mercato perché la coltivazione industriale non è gestibile. La violetta è “caparbia”, supera ogni difficoltà riesce ad ambientarsi ovunque. Un po’ come tenta di fare anche l’uomo.
Cara Chiara, solo una persona estremamente colta ma che ha la grazia di camminare in punta di piedi poteva dipingere un quadro così raffinato su una pianta così comune ma di tanto valore. Sei la viola fatta persona. Complimenti. Dina Incantata.
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