CARRELLO
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Un misterioso Tribunale si appresta a processare Franz Kafka e incarica la psichiatra Tosca Amadei di redigere una perizia che valuti la pericolosità dello scrittore e della sua opera. La difficoltà del compito è tale da costringerla a cercare aiuti per decifrare la personalità e le pagine più oscure del periziando. Interviene la germanista Bianca Chiah, che, rovistando tra letteratura, filosofia e cabala, le invia messaggi sibillini. Spiata, minacciata e posta di fronte alla necessità di “prendere una decisione sull’indefinibile”, Tosca è intenzionata a salvare l’imputato: riuscirà a “ingannare il Tribunale senza inganno”? L’incontro con Milena Jesenska, donna amata da Kafka, sarà decisivo, ma la conclusione del processo la lascia senza parole.
Scritto da una germanista e da una psichiatra, ricco di umorismo nero e di personaggi kafkiani, il romanzo è ambientato in un mondo degradato e surreale i cui abitanti vivono confinati tra schermi che riproducono fondali marini; si snoda attorno a una psicobiografia di Franz Kafka che tiene conto di recenti osservazioni nosografiche.
Non mancano nella trama gli spettri.
Recensione di Angela Palermo: "Ho appena finito di leggere il "Surkafkiano" di Daniela Toschi e Bianca Maria Stefania Fedi. L'indecifrabile colore degli occhi di Kafka, ricercato dalla protagonista, la psichiatra Tosca Amadei, esprime al meglio l'essenza di un genio indiscusso della letteratura mondiale, il quale si iscrive nella tradizione dei grandi narratori jiddish, ma che crea un nuovo patrimonio culturale, fatto di una ossessiva consapevolezza di una realtà surreale, indagata a fondo con un coltello la cui lama affilata è un'impietosa ironia. È lo stesso coltello di Kafka che utilizzano le due autrici di questo mesto capolavoro che, dietro a un'apparente semplicità, nasconde un linguaggio letterario modellato su quello unico di Franz Kafka: un linguaggio dietro il quale celarsi, trasformandosi in uno scarafaggio o in un gattagnello... Questo ultimo processo, con il suo messaggio universale, come universale è stata l'opera di Kafka, è una lettura urgente, necessaria, che rientra nel solco della grande letteratura di "denuncia civile" (Orwell, Silone, Pasolini...). Il "Surkafkiano" lancia uno sguardo impietoso e disincantato sulla nostra attuale realtà-surreale, con la profondità e l'acutezza proprie alle due autrici e con quell'ironia, tutta kafkiana, che rappresenta la più feroce e alta forma di ribellione. L'entusiasmante Kafka di Daniela e Bianca è, in ultima analisi, un invito a ribellarsi al potere dei "Tribunali senza inganno", per tentare di salvare l'ultimo barlume di Umanità."
(...) il libro di Daniela Toschi e Bianca Maria Fedi, "Surkafkiano. L’ultimo processo", è la prova di una fervida capacità creativa, insieme ad una profonda competenza professionale. L’ultimo processo, infatti, vede Kafka come imputato, in un tribunale dove l’accusa tende a dimostrare la sua infermità mentale, vuole un accertamento sulle sue capacità di intendere e di volere e conseguentemente dichiarare socialmente pericolose le sue opere. Siamo in un lontanissimo anno 5777 (ma su questa data potrebbero sorgere interrogativi…). Questa perizia tecnica è affidata al CTU, la psichiatra Tosca Amadei, che prepara una patografia, “una specie di autopsia psichiatrica” che riguarda in genere “personaggi illustri, artisti soprattutto, che si suppone fossero affetti da qualche disturbo mentale”. Lei lo vorrebbe salvare dalla crudeltà degli accusatori, Mortimisia e Pekunio, e teme il verdetto del giudice supremo, certa Salomona Bonaparte. Così al lettore vengono offerte la vita, le opere e il pensiero di Kafka, di cui le autrici mostrano di essere grandi esperte, in un percorso di grande interesse. Nel lavoro Tosca viene infatti supportata da una amica germanista, Bianca Chiah, che la aiuta a chiarire meglio il significato di alcune parole, e brani della relazione psichiatrica si alternano alle loro riflessioni e a scambi di idee. Tanto Tosca è lineare e chiara nel lavoro che deve redigere, quanto Bianca è complessa, intellettuale e volutamente divagante. Quasi una complicazione. Ma il contrasto di stile e di pensiero, anche se inizialmente può apparire destabilizzante, va a favore dell’insieme e conferma la profonda conoscenza della tematica: Kafka appare nella grandezza delle intuizioni di Kafka, nella sua profonda analisi della condizione umana, nella sua capacità di vedere all’interno e all’esterno di sé, nella sua angoscia che rispecchiava quella del mondo, nella sua assoluta mancanza di fiducia nella legge quale strumento di protezione e di uguaglianza. (...) (Tratto dalla recensione pubblicata su www.alleo.it)
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