CARRELLO
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di Bruno Casciano (Autore)
La credenza popolare legata al morso della tarantola ha avuto un'ampia circolazione ben oltre l'area salentina, terra endemica della taranta, tanto che oggi ne ritroviamo le tracce anche nel territorio spagnolo. La letteratura del “Siglo de Oro” è ricca di testimonianze, ancorché frammentarie, sul tarantismo. Gli “Entremeses” di don Pedro Calderón de la Barca e Luis Vélez de Guevara, nonché la celebre “Fabula de Aracne” di Velázquez, meglio nota come “Las Hilanderas”, rivelano nei drammaturghi e nel genio del Seicento pittorico una remota e diffusa compenetrazione del tarantismo e del suo misterioso retroterra culturale. Le prime testimonianze in terra di Spagna relative a tale rituale erotico e indiavolato vanno ricercate intorno alla metà del Cinquecento allorquando la “Silva de Varia Lección” di Pedro Mexía inaugurerà la fortuna letteraria e drammaturgica dei tarantolati. La presente indagine vuole pertanto contribuire alla rinascenza del cosiddetto teatro breve, che si è occupato in maniera differenziata dell'immaginario correlato al tarantismo, inaugurando una prospettiva di ricerca auspicabile intorno ad un motivo che sembra essersi perpetuato nell'intera letteratura spagnola.
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