CARRELLO
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Al fine di non annoiare il lettore ho pensato di intervallare il racconto della mia esperienza come taxidriver in Florida a quella di fotoreporter. Il lettore troverà dei racconti di esperienze vissute come fotografo agli esordi della mia carriera, da Venezia al Muro di Berlino, dalla Striscia di Gaza alla guerra nei Balcani. Tutte le storie, i racconti, i luoghi contenuti nel libro sono veri. Ho iniziato la mia strada di fotoreporter sfidando proiettili e mine anti uomo. messo in gioco la mia vita a volte per una foto. Oggi sono un giornalista dell'Ordine Veneto e continuo ad essere soprattutto un fotografo . La grande passione per la fotografia ha reso la mia vita un'esperienza indimenticabile che voglio condividere con il lettore.
dal libro.... lligator blues un tuffo tra i lucertoloni ALLIGATOR BLUES Mi alzai di buon’ora. La giornata era a dir poco splendida, troppo bella per poltire a letto. Guardai il cielo con le nuvole bianche di cotone che sembravano rincorrersi su uno sfondo blu che le faceva sembrare più vicine, più contrastate. Dal mare arrivava l’odore del salmastro e decisi di fare due passi sulla spiaggia ancora deserta per decidere dove avrei trascorso la giornata. Era presto per i turisti, ma non per i pellicani che in formazione a V passavano a pelo d’acqua rompevano il cerchio del sole rosso all’orizzonte di un mare liscio come l’olio. Il virus della fotografia mi aveva portato a collaborare con un’agenzia fotografica di Milano, la Farabola. Potevo realizzare un reportage interessante sulle Everglades con la loro flora e fauna uniche. Deciso. Una colazione veloce ma ricca e arrivai al Parco verso le undici dove riempii in pochi minuti i moduli per affittare una piccola imbarcazione con un motore da 25 cavalli che mi avrebbe permesso di avvicinarmi quanto bastava agli alligatori, agli aironi cenerini, agli aironi dal ciuffo bianco per fotografarli da vicino. Avevo in precedenza visitato il Parco delle Everglades 7 con una “air boat” da venti passeggeri. L’assordante rumore dell’elica che spingeva questo mega gommone a pelo dell’acqua non era però il giusto approccio per scattare delle foto interessanti Mi ero quindi riproposto di tornare con calma, con la mia barchetta, da solo e senza far troppo rumore. Preparai i rullini, le fotocamere e salii in barca. Era la prima volta che mi capitava di usare una barca a motore. Pensavo che sarebbe stato facile, e la voglia di realizzare un reportage fantastico era grande. Acceso il motore mi allontanai dal pontile. Non percorsi nemmeno cinquanta metri (e fu il particolare che mi salvò la vita). La manopola dell’acceleratore era forse troppo leggera e l’impulso improvviso dato alla piccola imbarcazione fu tale che fui subito sbalzato all’indietro, cadendo in acqua. Ero terrorizzato mentre lentamente arrivai sul fondo. L’acqua era torbida, non riuscivo a vedere che la luce della superficie, a circa tre metri sopra la mia testa. Dovevo uscire immediatamente. Non avevo certo studiato tutto il comportamento degli alligatori della Florida ma sapevo di sicuro che erano sopravvissuti ai dinosauri perché il loro piccolo cervello non li faceva ragionare troppo ma agivano istintivamente: Se 8 qualcosa fosse caduto in acqua loro l’avrebbero aggredita senza “pensare” cosa fosse. Quel “qualcosa” in quel preciso momento ero io. Dovevo uscire da quella situazione immediatamente e nuotai disperatamente verso la luce. Nella fretta di sfuggire alle fauci di un probabile rettile di tre metri che forse si stava dirigendo verso un inaspettato boccone, non considerai la possibilità che la barca, col motore ancora acceso, stava girando su se stessa, sopra la mia testa.
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