CARRELLO
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" Una vita in bilico" è una raccolta di poesie che può essere considerata come un " romanzo in versi", e come tale, è diviso in capitoli: Dolorema, Il viaggio, L'attimo, Riflessioni ed Epilogo. Filtrato attraverso il dolore il cammino dell'uomo si snoda in un susseguirsi di itinerari, talvolta al limite dell'umano, che lo riconducono all'origine della vita. Egli ha costruito tutto con attenzione: si è imbattuto in tortuosi dedali che, con pazienza e rassegnazione, ha imparato ad esplorare; ha costruito la sua gabbia certo di aver lasciato una via d'uscita; ha deciso di vivere l'attimo conscio della fragilità del suo percorsonaturale, si è abbandonato all'amore e ne ha colto i frutti, infine ha preso coscienza che la vita è un dono e come tale debba essere vissuta. Cadute le ultime resistenze, rimane ora la speranza di osservare ogni altro giorno con gli occhi di un fanciullo.
" Una vita in Bilico"- 2016 - Youcanprint - Lecce - pagg.100 Quello che scrive un poeta è sempre figlio del dolore e della solitudine. Se non ci fosse la parola a decifrare il dolore, il nulla scenderebbe inesorabile. Il vero interesse del poeta, quindi, è proprio il nulla che incombe, il quale è lì, stagna sul limite, attende che la parola si arresti, per avanzare di qualche centimetro, per guadagnare terreno. Paradossalmente, anche il poeta è seduto sullo stesso limite, con un piede nel nulla e uno nella luce del mondo, nel verso. Questa selvaggia attesa è la dimensione nella quale Annamaria Barreca ha deciso di soggiornare. Dove c’è la voce che salva, ma anche il niente dell’afasia. Dove la cellula è stanca e muore improvvisamente, lasciandosi andare. Se fossimo così ciechi, da riuscire a vedere; se fossimo così sordi, da riuscire a sentire, non sarebbe solo dolore, ma gioia di vivere. Invece, tra le strade strette della quotidianità, percorrendo le quali veniamo spesso spintonati, derisi, offesi, mutilati e piegati, lì, su quelle strade di dolore, noi incontriamo la vita e non la riconosciamo, perché, come ci dice la poetessa, siamo intenti a raggiungere la “perfezione”. Particolarmente insignificante, così, sembrerebbe essere il nostro passaggio, e cerchiamo di colmarlo di senso attraverso il gioco dei ruoli. Crediamo di essere bravi, vigili sentinelle della parola, amici della tenerezza, figli della luce. Non è così, è menzogna che genera dolore. Noi siamo i figli di questa mancanza di senso, risediamo su quel limite tra nulla e parola. La lotta è feroce, ma solo i poeti sanno stare lì, sulla linea, in prossimità della fine, perché l’uomo comune è “aggrovigliato nella rete del tempo” ed ha bisogno di una guida. Nell’attimo, di nietzscheana memoria, Annamaria Barreca morde la testa del serpente e la sputa lontano, riprende fiato mentre cade nel vuoto, dopo essere salita sulla torre d’avvistamento del destino. Il verso frammentato di questa poesia è un lanciafiamme, un’arma che disintegra la banalità e il consueto. Un verso esplosivo, che dilania la carne ed eviscera la terra. Ribalta come aratro le zolle che nascondono la sostanza vivente. Questa è poesia metafisica, è poesia che interroga l’Essere e l’uomo. È poesia di oltraggio alla forma. Questa è poesia di rottura: S’aspetta /un soffio amico/che conduca un seme/in attesa di germinare. Il seme amico è la parola del poeta che spezza la monotonia della certezza formale e borghese e incita alla lotta profonda con il nulla. Ogni verso intima una scelta, impone una responsabilità che non è morale, ma logica, scevra da prefigurazioni inconsce e dettate dalla “maniera”. Occorre, come sostiene Ernst Junger, ritornare al bosco, essa è l’unica strada, quella senza inciampo, sulla quale non si incontra la folla osannante, ma l’uomo “contadino”, colui che non ha paura di toccare la terra: Traghetterò l’anima /nel riposo boschivo/tra merli audaci/e tortore in amore. Quell’uomo lento, tenace, lontano dall’ovvio come la natura è lontana dalla macchina. Ecco chi siamo, ci dice Annamaria Barreca, siamo frammenti, attimi di libertà in un mondo di catene. Ecco chi è il poeta, uno scout che apre piste e risolve enigmi, pone enigmi e svela incertezze. Noi siamo vite in bilico, parvenze, così concrete da poter distruggere il mondo. La poesia è un gioco di sguardi, una carezza, un vento impetuoso, alba impertinente che scuote i dormienti e salva il mondo. Un verso libero… una parola tenace, una forma ricercata, un senso in divenire… questo leggo tra le pagine di Annamaria Barreca… pagine necessarie, come la vita. Prof. Francesco Idotta.
Leggo, “ Una Vita in Bilico”, le ultime poesie - pubblicate con Youcanprint - di Annamaria Barreca, un’amica. Le parole scritte mi rimandano ad altre parole: quelle dette tra noi. Così le immagini mi ricordano fatti , emozioni del suo vissuto e non posso non confrontarle con il mio vissuto. Non posso non cercare l’amica e quindi tutta la suggestione di una intesa. Penso allora al lettore che si accosta a queste poesie e cerco di capire quali parole, quali immagini potranno toccarlo. Io non leggo da critico né da letterato, voglio essere un lettore qualsiasi. Per questa via facilmente scopro il coraggio dell’autrice: Il coraggio di mettersi a nudo, di svelare la propria e l’altrui sessualità, il proprio e l’altrui dolore, le tragedie della storia e del nostro mondo. Eppure non manca la pennellata che esalta il bello, la natura, la gioia, l’intimità, la famiglia. Così penso che non mancheranno lettori per queste poesie. Essi rinnoveranno il desiderio della ricerca come il bisogno di confrontarsi. Ma lasciamo la parola all’autrice, con queste due brevi liriche: “ E’ tutto così ,un correre ansimante sperando che pettini possano districare I nostri capelli”. *** “ Nell’ora in cui il sole trascolora s’intrecciano agavi”. E adesso...buona lettura! Dott. Prof. Carmela Pregadio
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