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Una vita su misura

Una vita su misura

di Piera Colombera (Autore)

La protagonista dei 30 racconti è una donna che ricorda il percorso di vita e la sua ossessione per il colore, per la ricerca dell’anima e della bellezza. La sua fragilità, rappresentata da un uovo che custodisce in casa, in realtà è la sua forza e intende proteggerla.

Piera Colombera vive a Montaione (FI), ha svolto attività di ricerca nell’ambito pittorico e letterario con la pittrice Margherita Pavesi Mazzoni e la scrittrice Gabriella Fiori. Alcuni suoi racconti sono stati pubblicati in antologie.

Autore

Piera Colombera
Piera Colombera
2 pubblicazioni Visita la pagina Autore

Informazioni editoriali

Data di uscita
2013
Editore
Youcanprint
ISBN
ISBN
9788891123206

Recensioni clienti

5 su 5 stelle sulla base di 1 Recensioni
Da Piera Colombera il 22 mar 2021
Ebook

Recensione spedita via mail da ALBERTO CHETI DI Empoli Innanzitutto, il prologo: breve, ma intenso. Una specie di manifesto di intenti: la ricerca di un “metodo”, il metodo della “vita su misura”. Quell’Attenzione che vi compare è rivolta all’autore, intento a scrivere, come pure al lettore, che si accinge a leggere. Attento a non confondere la “vita su misura” con una vita corrispondente alla propria indole, alle proprie attese, ai propri desideri, ai propri programmi; neppure, con la vita corrispondente alle proprie abitudini,che si finisce per scambiare con la vita su misura. E’, piuttosto, la vita che ascolta la «voce interna», che si affida al «viaggio interno». Non è la vita colorata di giallo, illuminata dai raggi del sole. E’ un continuo passaggio dallo scuro al chiaro e dal chiaro allo scuro, come nelle ore del mattino e della sera – le ore del cuore –, un continuo passaggiotra“lospaziodell’uomo e quello sconfinato della natura”; un viaggio la cui distanza non si misura in chilometri né in tempi di percorrenza né in base alla diversità dei costumi, poiché è una distanza spirituale, un viaggio alla ricerca di un albero di pesco, ma anche di parole per raccontarlo. Non è la vita dalla quale cerchiamo di espellere il passato, come un ingombrante fardello da farsi rubare o da riciclare; neppure, la vita nella quale il passato impedisce di muoversi, di cambiare, costringendo a ritornare sui soliti passi. E’ una vita che qualche volta diventa surreale, per contrastare lo “sfacciato realismo” che ci circonda … Queste sono anche le coordinate entro le quali si muovono i racconti: i ricordi, la descrizione del paesaggio, la sua percezione interiore, i motivi simbolici (colori, fiume, specchi, uroboro) e surreali (la donna che sparisce nel muro, la donna che esce dall’uovo). Il prologo è anche un “modello” di scrittura: delicata ma decisa, sintatticamente semplice ma densa di significato, poetica, lirica. Ci sono alcuni motivi della tua scrittura che mi sono familiari e che me la fanno particolarmente apprezzare. Innanzitutto, la descrizione del paesaggio, come quella “pittura di parole”, bellissima, che si trova nel secondo capoverso del racconto Alla finestra o la pascoliana descrizione della sera, altrettanto bella, alla fine del racconto In campagna. Assomigliano ad acquerelli. Ma è soprattutto l’effetto rimando, eco, rispecchiamento, passaggio dall’interno all’esterno e viceversa. Tu rendi questo tratto in modo immediato, poetico, lirico. Gli esempi sono numerosi e si trovano un po’ in tutti i racconti, ma con una particolare concentrazione in Pescheto in fiore, Il Po va via, In campagna. Anche i ricordi sono delicati, tenui, quasi a scongiurare il rischio che possano prevaricare sul presente, sebbene non meno profondi rechino i segni del passato. Come l’intermittenza delle luci di un albero di Natale dal finestrino appannato dell’auto sfuma in quella della luce difettosa del lampadario delle scale del collegio dalla porta a vetri della camerata, così, in un gioco di rimandi, affiorano i volti, le voci, i colori dell’infanzia in famiglia, le letture, il libro Cuore (bello il racconto Luci intermittenti). Se, per concludere, dovessi indicare una cifra distintiva della tua scrittura, la identificherei in questo mix di delicatezza e piglio narrativo, di contemplazione estatica (Pescheto in fiore), evocazione discreta, sobria del passato (La prima bicicletta, Pane) e di introspezione intransigente, minuziosa, talvolta severa (Telefoni, Il tamburino di pezza, Lettera a Elizabeth Barrett Browning). Eviterei di mettere il punto alla fine del titolo del racconto (alcuni non ce l’hanno), a meno che non abbia un significato che mi sfugge. Qualche difformità nell’uso del trattino, il rientro del capoverso iniziale di un racconto non allineato agli altri, per il resto la grafica mi sembra ben curata. Azzeccato ed efficace l’uso della riga bianca: dà respiro al racconto. Con riconoscenza e affetto. Alberto Cheti

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