CARRELLO
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La poesia come dialogo con se stesso, ma anche dialogo con la madre. Alcune semplici cose di vita quotidiana, come la voce della mamma che gratifica, rimprovera, rincuora. Manca la carezza di quelle mani che scivolano sul risvolto del lenzuolo mentre augurano la buona notte. Manca lo sguardo che sa indagare, sulle pieghe del viso, le piccole gioie o i dolori dell'infanzia. È confortante credere che, pur assente fisicamente, la mano della mamma ha guidato i passi del poeta quando erano incerti, ha dato luce al buio della sofferenza, ha asciugato lacrime da altri non viste. Sono composizioni, di cui alcune riferiscono di rapporti interpersonali: più rari con il prossimo, più frequenti con Dio. Il contesto in cui vive l'autore, il seminario, determina eventi e circostanze in cui questi rapporti hanno luogo. Altri testi traducono stati d'animo dell'autore, sentimenti vari, gioia, paura, delusione, ansia, dai toni sempre ovattati di grigia malinconia…
Sogliano 22.11.2015 Ed allora avevo proprio ragione, “Versi Adolescenziali” non sono certo la silloge meno importante del poeta Marino Giannuzzo. Certamente non si può dire che la tecnica sia quella raggiunta nelle altre sillogi, “Versi Sparsi”, “Istantanee”, “Riflessi in versi”, ma è come voler paragonare l’esile piantina germogliata dal seme con l’albero dopo diversi anni di crescita. Ma è innegabile che tutto ha origine da quel seme germogliato. Dirò di più, quel seme ha dato vita ad altra pianta, all’apparenza estranea. Mi riferisco alla “Voce dell’orfano”, non sarebbe mai stato scritto se non ci fossero stati i “Versi adolescenziali”. Antonio Magnolo.
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