CARRELLO
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Come esplorare filosoficamente la dimensione del weird? L'etimologia del termine è incerta: forse legato all'antico inglese woerthan, "diventare" – un significato metamorfico decisamente vicino al werden tedesco, nonché al proto-germanico wurdis, "fato" – nel medio-inglese l'aggettivo weird avrebbe poi assunto il significato di "fatidico" o "magico", per essere infine neutralizzato, nell'inglese moderno, dai significati di "strano" o "bizzarro". Se Timothy Morton suggerisce che weird verrebbe dall'antico norreno wrth, che significa "intrecciato", in loop, l'aggettivo può significare anche "causale": l'avvolgimento della spola del destino. Usato come sostantivo, weird è meno noto e indica, insieme al destino, il potere magico e, per estensione, i detentori di quel potere, le Parche o le Norne. In tal senso, weird è un accadere fatale, ovvero un intreccio di fili in cui gli esseri sono presi alla stregua di insetti nella tela del ragno, ma anche la tremenda epifania del non umano. L'annuario 9 della rivista Kaiak. A Philosophical Journey è dedicato a un'esplorazione filosofica, genealogica, letteraria e persino ecologica del weird, alla sua "stranezza" concettuale e ai possibili sentieri contemporanei che da esso si dipanano, accettando la sfida di una nozione che invita a pensare l'apparire del fuori dall'umano.
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